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Gli Altri - Prati, Ombre, Monoliti - 12" LP
Gli Altri - Prati, Ombre, Monoliti
Post-hardcore / screamo da Savona. Grand disco e mega coproduzione!
Post-hardcore / screamo from Savona, Italy. Great record and big coproduction!
Tracklist:

A1. Prati
A2. Unai
A3. Ripenseremo
A4. Un'Isola
A5. Oltre La Collina
B1. Ombre
B2. Nuovo E Diverso Da Te
B3. Ventre
B4. Idomeni
B5. Monoliti
Out on CD and 12" black vinyl with the help of these labels/collectives/friends: Smartz Records, Burning Bungalow, Lanterna Pirata, DreaminGorilla Records, Salterò Autoproduzioni, Scatti Vorticosi Records, QSQDR, Annoying Records, Taxi Driver Records, Vollmer Industries, É un Brutto Posto dove Vivere, CSA Next Emerson, Toten Schwan Records, Omoallumato Distro, Messaggi/ERF, Strigide Records, Insonnia Lunare Records, Greenfog Records, Minoranza Autoproduzioni, Screamore, Santavalvola Records, Brigante Records & Productions, Più Amici Meno Storie Records, Unbending Records, Guglielmo Pendio Records, Sound Town, Gustosissimo Records, Bus Stop Press (FR), Mellow Club Distro (USA), One Wild Collective (FR), Dingleberry Records (DE), Ancient Injury Records (USA), Rubaiyat Records (UK), Boripunk Asso (BE), Entes Anomicos (DE), Désertion Records (FR), Ruffmo Records (DE), The Screever Zine (UK)

Gli Altri are:
Gabriele Lugaro - guitar/voice
Andrea Nocco - guitar/voice
Andrea Avalli - bass
Lorenzo Colonna - drums
Manuel Rosso - electric violin
Federica (AFFRANTI) voice on "Unai"
Gppy (LEISFA-CGB) voice on "Idomeni"

Recorded by Giulio Farinelli @ Greenfog Recording Studio (Genova).
Mixed by Giulio Farinelli and Andrea Nocco @ Everybody On The Shore (Milano).
Mastered by Maurizio Giannotti @ New Mastering Studio (Milano).
Produced by Burning Bungalow.
Graphics by Gabriele Disordine.
SM057 - 12" LP 2016 - 10 €

Reviews

7pollici blog
«Prati, Ombre, Monoliti è il nuovo disco de Gli Altri, gruppo di Savona che si era già fatto apprezzare per uno split con la band degli Uragano uscito nel 2014. Questo loro nuovo lavoro è un disco urlato e sudato insieme a 38 etichette indipendenti, realtà ed amici che hanno condiviso la stampa e l’uscita in vinile. L’album suona “come se vibrasse tutto introno a noi” (cit. da Ombre uno dei miei pezzi preferiti di tutto il disco) e in effetti è proprio così. I pezzi vibrano, riecheggiano forti e coraggiosi per tutta la durata del disco. Durante l’ascolto ci troviamo tra il post hardcore e l’emo più viscerale, quello che è capace di guardarsi dentro senza paura alcuna e al contempo buttar tutto fuori come un mattone sulla faccia. I testi delle canzoni sono pungenti e taglienti, veri come non mai. Le parole vengono fuori urlate con estrema precisione e come un Virgilio dantesco accompagnano l’ascoltatore in questo labirinto di emozioni per tutta la durata dei dieci pezzi. Gli arrangiamenti sono curati e gli strumenti suonano pesanti come un macigno “come emozioni confuse che scorrono lungo le rive di un fiume” (cit. da Monoliti). I ragazzi ci sanno fare davvero, meritano di essere supportati così come tutte le realtà che hanno preso parte alla cordata.» ()
Asap Fanzine
«Ombre e luci nell'hardcore nostrano: recensione ed intervista per i savonesi Gli Altri Dal grigiore della città alla luminosità della natura: ad un occhio, e soprattutto un orecchio, poco attento il cambio di prospettiva che c’è stato fra il disco d’esordio (Fondamenta, Strutture, Argini) e questo nuovo album sembrerebbe un cambio di direzione molto netto per Gli Altri, band savonese che già aveva dato modo di intravedere qualche svolta nei tre brani dello split condiviso con gli Uragano. In realtà le novità ci sono, ma quella luminosità che evoca illusoriamente la cover è mitigata dalle ombre che non per niente si palesano sia nel titolo e nella copertina stessa, dando vita ad un gioco di prospettive che lascia una sensazione di completezza. E’ nei testi in particolare che Prati, Ombre, Monoliti lascia intravedere un’interessante dicotomia. Non abbandonando l’energia che scaturiva dal precedente disco in essi scava alla ricerca di una speranza che nasce dalla sua assenza, mostrando una voglia di lottare e vivere che è più forte di qualunque ostacolo ci si possa trovare davanti. E’ un peccato, da questo punto di vista, che un mix che tende a lasciare le voci più indietro rispetto agli strumenti non dia la possibilità di godere appieno di queste parole, piene di personalità se non proprio d’originalità, perché ciò che aveva reso un gran disco il precedente album era proprio questo riuscire a coniugare perfettamente la potenza della musica e l’intensità del messaggio: paradossalmente ci si avvicina più alla scena emocore odierna con questo tipo di scelta, proprio mentre le voci però remano in direzione opposta e si fanno ancora più hardcore, risvegliando in me ricordi dell’inarrivabile Ivan degli Skruigners. Anche la musica cambia, e bastano pezzi come Unai e la parte centrale dell’iniziale Prati a mostrare come all’interno di un contesto musicale sempre potente ed incisivo possano convivere arpeggi più leggeri, quasi alla At The Drive-In del primo periodo. L’atmosfera cupa del precedente disco qui è mitigata, e sebbene alcuni degli episodi migliori rimangano legati ad esplosioni sonore che non lesinano sulle distorsioni all’interno degli stessi brani convivono momenti strumentali che aprono ad emozioni diverse: è il caso di Oltre la collina, che alterna efficacemente tensione e momenti strumentali più ariosi, ma anche di Nuovo e diverso da te, dove la sfuriata che arriva poco prima di metà brano si coniuga perfettamente ad un momento di “relax” apparente in cui il violino, sempre efficace anche quando si fa solo percepire (ascoltare la parte finale di Unai, in cui arriva a dare manforte anche la voce di Federica degli Affranti, od il modo in cui si sposa naturalmente con la carica incessante del pezzo più breve del disco, Ripenseremo), unisce melodiosamente tutti gli strumenti e porta ad un nuovo climax da cui emergono urlanti all’unisono le voci, vero motore in questo caso di un finale che si dimostra energico senza dover abusare di distorsioni. C’è spazio nel lotto anche per un brano strumentale (Un’isola, che non riesce però a raccogliere la pesante eredità di un brano come l’incredibile Istanbul del precedente album), ma al di là di questo stupisce la capacità di variare il tiro all’interno dei brani stessi mantenendo sempre una coesione invidiabile, come accade in brani più lunghi come Oltre la collina ma anche nelle sfuriate più immediate come Idomeni: tornando al paragone con gli Skruigners evocato in precedenza è come se Gli Altri, in una maniera molto meno violenta e più dilatata, avessero fatto tesoro del percorso artistico della band lombarda riuscendo a far convergere in una durata più compressa lo stesso numero di idee. E’ soprattutto questo che fa di Prati, Ombre, Monoliti un album riuscito ed una vera evoluzione: si distacca dal passato in quanto a forma, mantenendo inalterata però la potenza che, con caratteristiche diverse, rendeva unico anche il precedente disco, tanto che a fine ascolto a voler fare paragoni si finisce ad optare per un pareggio ai punti…ma che grande incontro! Gli Altri sfornano un disco decisamente meritevole, evolvendo il proprio suono in una direzione che sembra lo sbocco naturale di quanto espresso con il primo album e con lo split seguente, confermandosi una band da tenere d’occhio: peccato si godano meno del passato i testi, vi toccherà comprare il disco per poterli leggere approfonditamente invece di limitarvi a scaricare il disco…perché Prati, Ombre, Monoliti è in free download, ve l’avevo detto? » (Stefano Ficagna)
Distopic
«Due cose, prima di iniziare con la recensione vera e propria: il disco è nato grazie alla coproduzione di 38(!) etichette indipendenti di Italia, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Usa – fra queste, Taxi Driver Records, Dreamingorilla Records e Greenfog Records. Altra cosa, alla voce “influenze”, sulla loro pagina Facebook i savonesi Gli Altri rispondono con un: “Troppe, pure Rihanna“. Cominciamo col dire che “Prati, Ombre, Monoliti” è un buon disco. La base del suono è hardcore, ma ci sono ampie concessioni alla melodia e delle costruzioni sonore solide. Il genere di per sé non ammette grosse divagazioni attorno al tema principale, ma la band ligure si muove alla ricerca di qualcosa di personale, mantenendo i piedi ben saldi sulla Penisola, e non soltanto grazie al cantato in italiano. Qua e là ci sono dei rimandi anche ai Massimo Volume e alla scena sonica. Ci piace molto il loro mischiare le carte e a livello lirico c’è maturità nei contenuti. In scaletta 10 episodi per 30 minuti di musica. I potenziali singoli sono diversi: “Unai”, “Oltre la collina”, “Nuovo e diverso da te” e “Ventre”.» ()
Distorsioni
«L’hardcore potrebbe essere troppo impegnativo per i deboli d’udito: ripiegare per un sound che lascia uno spiraglio aperto ai violini elettrici e a giri di chitarra post-rock sarebbe una scelta adeguata per un viaggio d’iniziazione verso questo genere. “Prati, Ombre, Monoliti” della band savonese Gli Altri potrebbe essere una tappa raccomandata per questo percorso, ma adesso basta con i condizionali. Gli Altri prendono forma nel 2009 a Savona in un periodo, come dichiarano loro, di grande depressione musicale per la zona in cui vivono, ma riescono pian piano ad affermarsi nell’ambiente alternativo underground. Noise ed hardcore punk sono i punti cardine tra cui si muovono dai loro esordi, a partire dal primo album “Fondamenta, Strutture, Argini” datato 2012 fino ad arrivare ai suoni che li caratterizzano oggi. “Prati, Ombre, Monoliti” è di certo un raccoglitore di testi maturi e riflettuti sormontati da un’ansia di raccontarsi. Non serve a niente un vocal screamo per sputare in faccia i sassi della realtà se dietro non c’è la forza impetuosa delle parole che vivono autonome dal nucleo musicale. «Aspetto il giorno per chiederci dove ci abbia portati questo percorso, parte dal mare, si rende infinito, sorpassa i limiti, dipinge il mondo» (Prati), ma subito dopo l’impeto della lotta fa correggere il pensiero «non esistono strade da percorrere, ma muri da abbattere» (Ombre). “Prati, Ombre, Monoliti” è un album di rivolta e resistenza, i brani che sono più delle liriche dal sapore di un romanticismo urbano contengono slogan di propaganda, inni all’avvenire e alla lotta contro la cecità, inviti a guardare oltre le colline. Al di là c’è un mondo nuovo, senza «imbecilli reazionari» (Ombre), senza più domande che restituiscono rumore alle nostre notti, dove l’umanità possa tornare a governare. Gli Altri sono riusciti a coniugare la loro urgenza di parlare con un hardcore meno irruento e più lucido rispetto al lavoro precedente.» (Elisabetta Di Cicco)
Heaven Of Alternative Rock
«Gli Altri nascono nel lontano 2009 nella bella Savona. In seguito attraversano diversi cambi di formazioni, che li porteranno a una lineup di cinque elementi, con un’ottima amalgama. Il genere non è definibile, si passa dall'hardcore/punk al noise, fino ad arrivare al post metal o allo stoner, senza porsi limiti ne indottrinamenti musicali. Nell’ottobre del 2016 esce il loro secondo full lenght, Prati, Ombre, Monoliti. La prima cosa che colpisce di Prati, Ombre, Monoliti, è la grande rabbia che trapela. Il lavoro è una scheggia quasi totalmente impazzita che dura poco – circa mezz’ora – ma rimbomba nel cervello e non dà quasi respiro, tranne che nella bella e quasi poetica Oltre la Collina. Non è facile penetrare del tutto il CD: ci sono dei momenti in cui Gli Altri tendono a una troppa omogeneità, tanto che non si capisce che canzoni si ascolti. Non è un peccato veniale, perché comunque abbassa la qualità dell’album. Certo è che ci sono anche ottimi spunti da tenere d’occhio ed ampliare: per esempio la bellissima Unai e l’ultima traccia Monoliti. Insomma, Gli Altri sono una bella realtà nel vasto panorama italiano. Non manca loro molto per ritagliarsi uno spazio che possa portarli a conoscere al meglio. Il mio consiglio è di limare qualche forzatura e andare avanti, perché possono dire molto. Recuperateli se vi piace il post-punk, perché meritano.» (Mattia L.)
Il Cartello
«Gli Altri portano un’incredibile ondata di freschezza al panorama italiano con Prati, Ombre, Monoliti, disco emocore che parla di rivalsa, di scontro e di conflitto. Vengono da Savona (que)Gli Altri cinque, dalla realtà politico/musicale del Rude Club che da poco ha deciso di concretizzare ulteriormente il proprio sforzo e formalizzarlo con la nascita dell’etichetta Burning Bungalow. Con Prati, Ombre, Monoliti mettono la seconda tacca sulla voce LP in carriera, all’attivo anche uno split con gli Uragano e l’EP d’esordio, INCIPIT. Dicevamo della Burning Bungalow, è sicuramente l’etichetta dalla quale sono più coinvolti, ma non l’unica per questo disco. Infatti la produzione è in cordata, e le realtà che hanno partecipato sono pochine: trentotto. Trentotto fra etichette, riviste di settore, posti occupati e diavolerie affini, e non è manco una cosa prettamente nazionale, c’è gente che in questo progetto c’ha creduto prima di vederlo, dato alla luce dal Belgio, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dagli Usa. Prati, Ombre, Monoliti è, senza troppi giri di parole, un disco essenziale se si vuole parlare di musica italiana. Generalmente sono molto posato, tendo a discernere fra quello che è il sentire personale e gli imprevedibili capricci dell’hype e del mercato, ma non oggi, non per questo lavoro. Le ragioni sono due, tanto semplici quanto fondamentali per un giudizio così fermo: forma e sostanza. Le scelte stilistiche e la resa finale di questo lavoro galvanizzano ad un primo ascolto e appassionano dal secondo in poi. Radicalmente emocore, scariconi di batteria e chitarre ossessivamente ripetitive preparano all’epica di testi pregni di determinazione e forza. “Sono le notti trascorse in silenzio a covare i pensieri più oscuri nel buio prende vita la sostanza peggiore di me. Un genocidio elevato a sistema lo sfruttamento in nome di un progresso di un odio vitale, per chi non ci ha mai concesso spazio. E accettiamo delusioni, vuoti e compromessi da chi per noi non ha mai dato né avuto pietà.” Al lirismo romantico e impegnato non s’appoggia come spesso accade a lavori di questo genere una didascalicità descrittiva, non ci sono nomi di città, ricorrenze storiche, favolosi eventi passati o prossimi. La ripetitività frivola degli slogan promettenti manca, qui c’è rabbia e sangue, e va come deve, dritta alle viscere. C’è l’immanenza dei paesaggi, come costrutto sociale, come impronta della sua presenza o della sua mancanza. Prati, Ombre, Monoliti è un richiamo al senso più vero delle cose, un primitivismo senza dissertazioni giustificanti, acqua pura presa fra le mani dalla sorgente. Alle macchine, durante registrazione è missaggio c’è stato lo zampino di Giulio Farinelli nei GreenFrog Recording Studio di Genova, che con due de-Gli Altri (Gabriele Lugaro, Andrea Nocco) condivide l’esperienza musicale militante dei 5MDR. E il gusto di quest’ultimo è probabilmente responsabile della buona amalgama pastosa fra chitarre e voci, quel muro di suono pieno ma non granitico che permea il sound di tutto il disco. Forma e sostanza abbiamo detto, e questa è la forma. Per la sostanza, per il senso che questo disco ha, il motivo per cui è essenziale, ci sono da fare un po’ di precisazioni: Prati, Ombre, Monoliti non è uno di quei dischi che intrattengono nello spazio/tempo della loro esecuzione, non esclusivamente. Senza che questo sia un elemento da considerare qualitativamente migliore, è giusto specificarlo: ci sono dischi che ascolti per puro gusto, e altri che ti rimangono dentro durante tutta la giornata. C’è Jazz dei Queen, e Animals dei Pink Floyd. Ecco, discernere fra queste due tipologie di ascolti serve a realizzare che in Italia, del secondo tipo, siamo poveri da anni, se non consideriamo quella nicchia autoalimentata e a sé che è la scena hardcore. Tutto quello che dopo i Franti s’è posto l’obiettivo in questione nel panorama nazionale non l’ha potuto fare senza finire di diventare un volo leggero sulle miserie umane trattato con franchezza scialba o uno spiegone strappacuore triste e melenso. Il merito de Gli Altri è quello di portare freschezza a una lacunosa quanto necessaria nuova scena cantautoriale d’impegno. Senza l’ascriversi a quel retaggio genovese della voce alta due volte gli strumenti su una canzone in tre tempi di strofa e ritornello. Gli Altri hanno fatto un disco che parla di rivalsa, di scontro e conflitto senza inneggiare con gli slogan a tal piazza di tal data. E questo è grandioso, perché in quelle parole, con quella ritmica, ci metti la tua esperienza di vita quotidiana, da quando consegni l’ennesimo curriculum vitae, a quando ti conti gli spicci in tasca all’Eurospin. Era ora, e era ora da anni!» (Alfonso Errico)
In Your Eyes
«Ci sono cerchi che non si devono chiudere, ma che devono anzi aprirsi e lasciare andare ciò che hanno dentro, disperderlo nell’atmosfera ed impollinare altri fiori. Gli Altri sono un gruppo che ha tanto amore da dare sotto forma di urgenza hardcore, perché come dicono i Colle Der Fomento è solo amore se amore sai dare. La rabbia di questa nuova generazione qui si sublima in poesia in bilico, in nuovi progetti e in nuove e vecchie cadute. Questo disco è di una bellezza che fa male, figlio del calore che danno certe situazioni libere, ed è fortemente figlio di casa sua, ovvero il Rude Club, uno spazio che da calore e vita ad un angolo di Savona, dove ultras sono al fianco di punk rockers, dove l’hardcore non è solo nel giorno del concerto e dove si incrociano tante realtà. Prati, Ombre, Monoliti è rabbia e vita, è la lotta che diventa musica palpitante e che se non sai cosa sia non puoi capire come gli Altri possano guardarti dentro così bene. Perché ci sono momenti che sotto ad un palco in mezzo al delirio senti che lì sei a casa. Come dentro a questo disco, che è amore vero.» (Massimo Argo)
Metrodora
«Secondo lavoro su lunga durata per i savonesi Gli Altri, che per la pubblicazione di questo Prati ombre monoliti si sono avvalsi della collaborazione attiva di ben 38 etichette (non solo italiane) per quello che probabilmente è il record assoluto in tal senso. Lo stile dell’ottimo quintetto è un post hardcore caratterizzato dall’uso di uno strumento insolito quale il violino elettrico, che contribuisce a rendere il tutto piuttosto originale. Anche le liriche risultano graffianti, dirette, assolutamente non banali, uno schiaffo “monolitico” nei confronti di una società appiattita e caratterizzata da rapporti interpersonali alquanto ipocriti. L’album segue a tre anni distanza l’esordio dal titolo Fondamenta, strutture, argini (ascoltalo qui) coprodotto da undici etichette del nord ovest; l’anno successivo la band savonese ha collaborato per la produzione di uno split insieme ai sanremesi Uragano, a loro molto affini sia in termini di genere che di approccio sonoro. Proponiamo dal profilo bandcamp di una delle label coinvolte (la benemerita Taxi Driver, che partecipa al progetto assieme a DreaminGorilla Records, Burning Bungalow, Taxi Driver Records, Vollmer Industries, Greenfog Records, Screamore, È Un Brutto Posto Dove Vivere, Toten Schwan Records, Lanterna Pirata, Santa Valvola Records, Smartz Records, Salterò Autoproduzioni, Scatti Vorticosi Records, QSQDR, Brigante Records, Insonnia Lunare Records, Omoallumato Distro, Annoying Records. CSA Next Emerson, Messaggi/ERF, Strigide Records, Minoranza Autoproduzioni, Più Amici Meno Storie Records, Unbending Records, Guglielmo Pendio Records, Sound Town, Gustosissimo Records, Bus Stop Press, Mellow Club Distro, One Wild Collective, Dingleberry Records, Ancient Injury Records, Rubaiyat Records, Boripunk Assso, Entes Anomicos, Dèsertion Records, Ruffmo Records, The Screever Zine) lo streaming integrale dell’album che fin dal primo ascolto ha il potere di non lasciare l’ascoltatore indifferente» (Roberto Giannini)
MicroCosmo
«Una volta, quando ero un bambino con tante cose in testa, decisi di costruire una casa sull’albero che vedevo fuori dalla finestra di camera mia. Volevo farne una come quella di un film appena visto e decisi di provarci data la semplicità dell’idea. I rami erano però troppo sottili e sembravo già pesante io, come poteva reggere un letto, un armadio, un tetto, un abat-jour e un tavolino per fare i compiti? Quell’albero ha continuato a crescere, a vestirsi e spogliarsi e io mi sono trasferito. Di recente ho sentito quel desiderio parlare di nuovo, sottovoce. A Savono si suona forte e Gli Altri sfornano un disco di rara bellezza, completo sotto ogni punto di vista. Si avverte subito quanto i ragazzi abbiano lavorato per raggiungere questo risultato, a partire dall’arrangiamento e arrivando alla componente lirica. Il titolo della loro ultima fatica è “Prati, Ombre, Monoliti“ e la dimensione che crea sembra riprendere un paesaggio armonico all’apparenza e di malinconia quando lo si conosce meglio. La prima canzone è”Prati” e si apre a uno spazio appena conquistato, da condividere con una persona che è sempre lì, quando dormi e quando aspetti il bus. Quello doveva essere un piccolo rifugio da cui iniziare e si è fatto scuro per le ombre che sporcano l’erba, le paure che alimentano queste figure lunghe e quelle emozioni che non finiscono, che rimangono con la loro forma immensa quasi a voler essere da monito per chi abbia intenzione di avvicinarsi a quel piccolo Eden. Non puoi far nascere un mondo, figurati abitarlo da solo con questi sassi che non ti fanno camminare a piedi nudi quando oggi c’è il sole e ieri ha piovuto, quando non ci sono muri con cui parlare o l’aria passa troppo veloce e non puoi sentirti sollevato. I brani viaggiano su melodie lontane e ritmi che somigliano alle onde del mare che ti vogliono portare su un’isola fuori dalla mappa. Lui ha chiara la meta, ci vuole pazienza. I testi parlano con la nostalgia in gola, il suo viso in mente e le sue mani come acri da mettere una tenda e raccontarsi storie. In quel prato c’era questo. Adesso abito in una casa nuova e nel giardino c’è un albero. Il balcone affaccia su di lui, ma alcuni uccelli mi hanno già rubato il posto. Anche le scarpe sono cresciute, me ne sono accorto ora.» ()
MusicTracks
«Gli Altri sono un quintetto di Savona formato da Gabriele Lugaro e Andrea Nocco (chitarre e voci), Andrea Avalli (basso), Lorenzo Colonna (batteria) e Manuel Rosso (violino elettrico). Attivi dal 2010, hanno pubblicato un ep, un primo full lenght (“Fondamenta, Strutture, Argini” – 2013) e uno split con gli Uragano (2014). Questo secondo lp, dal titolo Prati, Ombre, Monoliti, che TRAKS ti offre in streaming in anteprima assoluta, nasce per fotografare diverse cose: la naturale evoluzione del suono del gruppo rispetto al passato; la coerenza con l’attitudine DIY; le esperienze individuali che hanno accompagnato in questi anni la composizione dei pezzi. Il disco è coprodotto da 38 etichette indipendenti di Italia, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna e USA. Gli Altri traccia per traccia L’attacco è affidato a Prati, il pezzo già scelto per video e singolo e ospitato in anteprima qualche giorno fa. L’aggressione sembra la tematica principale della sonorità del pezzo, che però si muove su linee maniaco-depressive: ora furibondo, ora malinconico e in down profondo. Unai cambia passo e vive vite diverse: ci sono ritmi differenti e inserzioni capaci di cambiare il panorama sonoro. Del tutto omogenea e piuttosto granitica invece la breve Ripenseremo, dominata dal drumming. Sotto i due minuti sta anche lo strumentale Un’isola, che mantiene i ritmi su livello rock ed esibisce i muscoli senza rinunciare a qualche sensazione malinconica. Si torna a urlare con Oltre la collina, violenta e rumorosa, in cui voci, chitarre e batteria cooperano per alzare un muro con pochi varchi. A proposito di muri, Ombre ne tratta già a partire dall’incipit declamato, prima di introdurre chitarre di umore variabile. Nuovo e diverso da te presenta facciate di pura aggressività, presentata però in maniera piuttosto plastica. Ventre propone altrettanta carica, distribuita in ondate successive e in un pezzo breve. Anche Idomeni parte con un recitato piuttosto fitto, seguito da un alto livello di urlato, tra chitarre in tempesta. Si chiude con Monoliti, forse il pezzo più violento in assoluto, giusto per non finire l’album con ombre di rassegnazione. Un disco potente ma anche modulato nella manera giusta, quello degli Altri. Tutte le istanze dell’album hanno un percorso, costruiscono qualcosa e infine trovano sfogo, come secondo processi naturali.» (Fabio Alcini)
OcaNeraRock
«Gli Altri, band di Savona, ha pubblicato il nuovo album dal titolo “Prati, Ombre, Monoliti”, proponendo un hardcore atipico con l’inserimento del violino elettrico che consente incisioni squisitamente post-rock. Il disco è un manifesto di critica sociale e apertura a un futuro migliore dove, come direbbe Gadamer, “essere-l’uno-con-l’altro” significa ricreare spazi e relazioni umane quelle che il nostro tempo veloce sta facendo estinguere. Gli Altri non scendono a compromessi: l’inizio, con ‘Prati’, è infatti diretto e immediato: gli strumenti assieme alle voci di Gabriele Lugaro e Andrea Nocco dirompono fin dal primo minuto schiariti da un riff di chitarra cui si aggiungono gli altri strumenti, soprattutto il violino di Manuel Rosso che crea un atmosfera malinconica, mentre l’intromissione delle voci sempre contorte non prevaricano sulla sonorità. ‘Oltre la collina’, brano caotico, è vera e propria dinamite che esplode nella dichiarazione di disistima nei confronti di una società che annulla le emozioni – «un genocidio elevato a sistema/ lo sfruttamento in nome di un progresso» – e impone la propria visione di un mondo standardizzato e omologante. Di grande intensità ‘Nuovo e diverso da te’ , traccia che si dischiude lentamente e lascia spazio agli strumenti, che velocemente si susseguono in un crescendo diventando irrequieti, ben sostenuti da una batteria martellante, sino a creare un’armonia inizialmente assillante per trasfondersi in un’atmosfera trainante, che si accorda a quella precedente per creare, in conclusione, un rilassante frastuono incalzante. ‘Idomeni’ è un minuto e quarantatré secondi di puro hardcore punk , affronta temi attualissimi ed esprime la collera contro un sistema disumano che pone barriere e costringe ad una claustrofobica fobia dell’altro. “Prati, Ombre, Monoliti” è un monolite, come argutamente suggerisce il titolo, un vero e proprio grido contro una realtà sbagliata che condiziona sin nell’intimo gli individui a tal punto da privarli di umanità e renderli apatiche macchine da produzione. Gli Altri attraverso questo interessante lavoro hanno dimostrato ancora una volta che la musica può e deve essere strumento di denuncia come esplicitamente dichiarano in ‘Ombre’ – «l’era postmoderna è costellata di imbecilli reazionari/ come era in passato e come sarà in futuro./ Non esistono strade da percorrere ma muri da abbattere» – dirigendo l’aspettativa verso il ritrovare «un eremo felice riflesso nei tuoi occhi cattura la bestia che è in me/ amplifica ogni singola emozione facendola esplodere in cielo./ Come se vibrasse tutto affianco a noi».» (Simone De Maio )
RadioCoop
«Il quintetto savonese dopo un ep e un album d’esordio giunge al secondo appuntamento discografico sulla lunga distanza con un monolitico, aspro, caustico e graffiante tour de force sonoro tra post rock, emo/core e screamo. Brani abrasivi, penetranti, per gli amanti del genere una prova più che apprezzabile. Il disco è coprodotto da 38 etichette indipendenti di Italia, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, USA.» (Antonio Bacciocchi)
Rockit
«Sono 38 le etichette che producono questo disco de Gli Altri dal titolo “Prati, Ombre, Monoliti". Un album violento, appassionato, pieno di deflagrazioni emocore, chitarre agili che stridono e batterie potenti. Forse c’è da dire che il quintetto savonese non inventa nulla di nuovo. Forse c’è da dire che il loro sound sembra rimasto fermo agli anni ‘90, o che le linee melodiche della voce sono esattamente le stesse dei gruppi di riferimento del genere (vedi Fine Before You Came o i vecchi Gazebo Penguins tra gli altri). Forse si potrebbe dire che, dal momento che Gli Altri hanno un violinista come membro della band, avrebbero potuto caratterizzare maggiormente il loro sound. Forse. Oppure si potrebbe ascoltare questo disco con la mente vergine da qualsiasi preconcetto, ed accettare l’unico dato di fatto: “Prati, Ombre, Monoliti” è un bel disco. Un disco che però parte un po’ in salita. Non sono particolarmente pregevoli i primi passi di “Prati” e “Unai”, troppo legati a dinamiche di genere; neanche la voce di Federica degli Affranti - fantastica partecipazione - che compare nel secondo brano sembra particolareggiare un pezzo che, per quanto bello, è scritto con tutti i canoni (e purtroppo davvero tutti tutti i canoni) del post hc/screamo nazional-popolare. Succede qualcosa, però: la stessa voce canta (o recita, se preferite) qualcosa di estremamente importante. Un monito, un avvertimento, un elemento che passa quasi inosservato, ma che si rivela essere un tassello importante nel puzzle del disco. Federica urla: “C’è un mondo nuovo, oltre la collina”. E non mente. “Oltre la collina” è infatti il pezzo che divide l’album a metà. Da qui in poi non è più una salita, non più una scalata faticosa. Da qui in poi si cade, e ci si fa male. Anche i testi sembrano assumere un altra dimensione, una nuova forza. Su tutti, spiccano “Ventre” e “Monoliti”. A volte emergono delle reminiscenze At The Drive In che fanno apprezzare ancora maggiormente il lavoro del quintetto di Savona (vedi “Idomeni”) e fanno ben sperare per un terzo lavoro full-lenght più libero e meno innamorato della letteratura di genere. Luogo perfetto per l’ascolto: per strada, mentre si marcia in un corteo Perfetta colonna sonora per: L’Odio, Mathieu Kassovitz» (GianPaolo Baba Improta)
Roq Roto, Copòn (spa)
«Se sabe que el emo italiano tradicionalmente no se grita, se canta como a coro, un poco enfadado y siempre en italiano: eso no se puede hacer en otro idioma. Añadiendo un violín muy bien integrado en las composiciones, sin tanto protagonismo y épica como el de ????????? ????, que tampoco hay que pasarse, Gli Altri son algo más que unos dignos herderos de La Quietè, con una intención mucho más melodiosa y detallista y una base rítmica más audaz de lo habitual en el género. El salvajismo y la aspereza esperables también están presentes, pero de una forma comedida, vamos, que la distorsión nunca atropella a las disonancias, creando un disco equilibrado, claro, intenso y apasionado.» ()
System Failure
«Gli Altri è una band hardcore punk/post-rock di Savona. La band è formata da Gabriele Lugaro(chitarra e voce), Andrea Nocco(chitarra e voce), Andrea Avalli(basso), Lorenzo Colonna(batteria) e Manuel Rosso(violino elettrico). Qui parliamo del loro disco dal nome “Prati, Ombre, Monoliti”, disco che potete trovare in streaming su Bandcamp. System failure lo ha ascoltato e queste sono le nostre considerazioni a riguardo. Ascoltando questa band non è difficile appurare la presenza di influenze noise rock e alternative rock. Infatti, Prati, Ombre, Monoliti, il quale arriva dopo “INCIPIT” (ep 2011), “Fondamenta, Strutture, Argini” (2013) e lo split con gli Uragano (2014), è un disco dalle sonorità aggressive e taglienti. Il rock di Gli Altri fa venire alla mente band italiane come Marlene Kuntz, Verdena, Negazione e Nerorgasmo. Il loro hardcore punk è entusiasmante ma spesso anche profondo e ammaliante. Gli Altri lanciano invettive con spasmi sonori di grande effetto. Non fanno solo questo. Le chitarre sanno essere dolci e delicate come anche tanto irruenti. La batteria sa essere morbida come anche impetuosa e trepidante. Il cantato è urlato in modo straziante. Gli Altri con Prati, Ombre, Monoliti ci offrono un sound gagliardo, un sound tosto come pochi ce ne sono in Italia al momento. Il punto di forza di questa band è il saper coniugare melodie azzeccate con vampate sonore notevoli che ti scaraventano al muro. Nonostante la tanta potenza ed energia che ascoltiamo in Prati, Ombre, Monoliti questo disco non risulta eccessivamente estremo e risulta abbastanza ascoltabile anche per coloro che non impazziscono per l’hardcore punk. Sono le suggestioni post-rock che impreziosiscono questo al album e lo rendono particolarmente interessante. Prati, Ombre, Monoliti va promosso senza dubbio. Inoltre, a noi su System failure piacciono particolarmente le sonorità “sporche” alla Sonic Youth. Quindi, come non consigliarvi questo stupendo album di pregiata fattura.» ()
The New Noise
«Ritocca la formula ma non la traiettoria generale il quintetto savonese, al suo secondo full-length, co-prodotto da un nugolo (trentotto!) di etichette indipendenti di ogni dove, a due anni di distanza dallo split con gli Uragano e a tre da quel Fondamenta, Strutture, Argini che nel frastagliato panorama hc/post-hc della penisola rappresentava se non un unicum, comunque una variante in grado di galvanizzare. Le deflagrazioni noise improvvise e catartiche, il recitato alla Massimo Volume, quelle dissonanze impulsive lanciate contro le fondamenta, le strutture e gli argini, in questo Prati, Ombre, Monoliti, sembrano avere un peso minore. Se nel primo disco la dialettica tra controllo e perdita subitanea dello stesso la faceva da padrone, in questi nuovi dieci brani il gruppo sembra propendere per un approccio meno impulsivo e più ragionato, che da un lato forse “normalizza” la proposta, dall’altro apre nuove strade espressive che approfondiscono le istanze che Gli Altri sembrano volerci recapitare. Si viaggia quindi su territori quasi screamo, seppure in una formula più asciugata, concisa e risolutoria, aumentando le dosi di intrecci chitarristici di derivazione post-rock (e in questo contesto l’uso del violino elettrico dà il giusto senso di tensione drammatica) e sviluppando dinamiche à la At The Drive-In che sfociano in decise prese di posizione soniche tipicamente hardcore. Dai guizzi simil-La Quiete e gli arpeggi di “Prato” alle pieghe drammatiche di “Unai”, passando per le squadrettature riottose degli Snapcase periodo End Transmission di “Nuovo E Diverso Da Te” (brano intensissimo e tra i più efficaci del lotto), il sound de Gli Altri è un corpo che si agita per sfuggire alle costrizioni, passando senza soluzione di continuità, senza fronzoli, e sotto costante pressione, da flessioni introspettive a dispiegamenti all’arma bianca. Come nel primo disco, il vivido dialogo allo specchio tra la forma e quello “struggle” politico/esistenziale (restituito a livello testuale tra il subire la realtà sociale e la necessità di dare spazio agli spasmi resistenti) rappresenta forse il risultato più importante raggiunto dalla band. Band che è riuscita a mettere in piedi trenta minuti tiratissimi in cui difficilmente non ci si sentirà partecipi delle articolazioni e disarticolazioni di quell’inevitabile scontro di cui abbiamo parlato e che così bene e così efficacemente, coniugando la giusta irruenza e un pizzico di padronanza in più, è stato espresso in Prati, Ombre e Monoliti.» (Francesco Caputo)