Frontiera - Sulle impronte dei giganti - CD
A tre anni da Strana corsa tornano i Frontiera (per i più giovani... 2/3 dei Kina!) con 5 nuove canzoni e collaborazioni a gogo. Chi ama i Kina sa cosa fare: pura poesia.
3 years after "Strana corsa", 2/3 of the legendary punk band Kina are back with 5 new songs and a lot of collaborations (Fabiano Riz, Mario Congiu and other friends). Pure poetry.
Tracklist:01. In altre sere come questa
02. Deve scaldare
03. Parlare con se stessi
04. Col tempo perso
05. Omp sul confin
Released by Smartz, Wiconfondo, 4Dogs, Bbl, Klas, Caj, Basura, Urlanelsilenzio, L'oltraggio. Frontiera is: Alberto Ventrella (guitars, vocals, mouth organ), Roberto Dini (bass), Sergio Milani (drums, vocals). Special guests: Fabiano Riz (voice and mouth organ in "Omp sul confin"), Mario Congiu (keyboards). Recorded and mixed by Tino Paratore in july/september 2006 @ Il Cerchio Perfetto studio, Torino. All songs by Frontiera except "Omp sul confin" (Fabian Riz).
“Esattamente 20 anni fa, nel 1986, usciva l'LP dei Kina "Cercando". un disco triste per tanti motivi, non ultimo la situazione che si viveva in Italia in quel periodo. La stessa scena punk hardcore aveva mostrato tutta la sua fragilità perdendo buona parte della carica che l'aveva contraddistinta negli anni precedenti. Tutto questo aleggiava nei testi e nei suoni di quel disco. Ad inizio ottobre, partimmo per un tour che ci avrebbe portato in giro per l'Europa per oltre due mesi e mezzo. Durante quel bellissimo giro abbiamo conosciuto una dimensione del punk abbastanza diversa da quella che avevamo lasciato a casa, incontrammo persone veramente in gamba, entusiasmo e molta simpatia nei nostri confronti. Gente che letteralmente si spaccava di lavoro per la scena, per i gruppi, per difendere gli Jugend Zentrum dalla polizia e dai nazi. Nelle case dei nostri amici spopolavano "Can i say" dei Dag Nasty, "I against I" dei Bad Brains, "Burning in water" dei moving Target, "New wind" dei 7 Seconds, "New day rising" degli Husker Du, ma anche Negazione, CCM, Peggio Punx e naturalmente Kina. Capimmo che, malgrado tutto quello che succedeva "giù da noi in Italia", la scena stava cambiando ma era più che mai viva. Anche noi avevamo bisogno di continuare a vivere, un disperato bisogno. In questi anni con i Frontiera ho trovato tante cose tristi in comune con quel periodo. Non le elenco, chi frequenta la scena ha benissimo l situazione davanti agli occhi, ma allo stesso tempo, malgrado sfighe e desolazione vedo che è possibile trovare ancora entusiasmo e persone che si stanno sbattendo come matti. A volte guardare dietro e dentro noi può farci riflettere su tante cose, per esempio su quello che ci piace ascoltare e suonare. Capita di cercare un momento di serenità ascoltando qualche canzone che ricordi momenti migliori, no? I gruppi che ho citato e le situazioni incontrate sono stati importanti per me (non sono certamente gli unici) e forse è proprio a loro e a "quel" periodo carico di emozioni per le cose che si facevano, che noi frontiera abbiamo sempre guardato nei nostri progetti. Giganti che hanno lasciato dell impronte indelebili in noi. Non sono facili da seguire, ma noi siamo fortunati perchè li abbiamo conosciuti "di prima mano". Come dice Antonello di Rumble Fish, siamo malati gravi, cronici, per cui è difficile smettere e chiamarsi fuori. Per noi la "guarigione" sembra ormai preclusa. Certo, non siamo più dei ragazzini che vivono con la testa piena di ideali tra le nuvole, m probabilmente ha ragione; siamo uomini sul confine e quello che ci frega sempre è lei: quella stupida, banale, ignobile, travolgente forza del sogno. ... troppo bastarda!” Sergio
SM033 - CD 2006 -
SOLD OUT
“Esattamente 20 anni fa, nel 1986, usciva l'LP dei Kina "Cercando". un disco triste per tanti motivi, non ultimo la situazione che si viveva in Italia in quel periodo. La stessa scena punk hardcore aveva mostrato tutta la sua fragilità perdendo buona parte della carica che l'aveva contraddistinta negli anni precedenti. Tutto questo aleggiava nei testi e nei suoni di quel disco. Ad inizio ottobre, partimmo per un tour che ci avrebbe portato in giro per l'Europa per oltre due mesi e mezzo. Durante quel bellissimo giro abbiamo conosciuto una dimensione del punk abbastanza diversa da quella che avevamo lasciato a casa, incontrammo persone veramente in gamba, entusiasmo e molta simpatia nei nostri confronti. Gente che letteralmente si spaccava di lavoro per la scena, per i gruppi, per difendere gli Jugend Zentrum dalla polizia e dai nazi. Nelle case dei nostri amici spopolavano "Can i say" dei Dag Nasty, "I against I" dei Bad Brains, "Burning in water" dei moving Target, "New wind" dei 7 Seconds, "New day rising" degli Husker Du, ma anche Negazione, CCM, Peggio Punx e naturalmente Kina. Capimmo che, malgrado tutto quello che succedeva "giù da noi in Italia", la scena stava cambiando ma era più che mai viva. Anche noi avevamo bisogno di continuare a vivere, un disperato bisogno. In questi anni con i Frontiera ho trovato tante cose tristi in comune con quel periodo. Non le elenco, chi frequenta la scena ha benissimo l situazione davanti agli occhi, ma allo stesso tempo, malgrado sfighe e desolazione vedo che è possibile trovare ancora entusiasmo e persone che si stanno sbattendo come matti. A volte guardare dietro e dentro noi può farci riflettere su tante cose, per esempio su quello che ci piace ascoltare e suonare. Capita di cercare un momento di serenità ascoltando qualche canzone che ricordi momenti migliori, no? I gruppi che ho citato e le situazioni incontrate sono stati importanti per me (non sono certamente gli unici) e forse è proprio a loro e a "quel" periodo carico di emozioni per le cose che si facevano, che noi frontiera abbiamo sempre guardato nei nostri progetti. Giganti che hanno lasciato dell impronte indelebili in noi. Non sono facili da seguire, ma noi siamo fortunati perchè li abbiamo conosciuti "di prima mano". Come dice Antonello di Rumble Fish, siamo malati gravi, cronici, per cui è difficile smettere e chiamarsi fuori. Per noi la "guarigione" sembra ormai preclusa. Certo, non siamo più dei ragazzini che vivono con la testa piena di ideali tra le nuvole, m probabilmente ha ragione; siamo uomini sul confine e quello che ci frega sempre è lei: quella stupida, banale, ignobile, travolgente forza del sogno. ... troppo bastarda!” Sergio
Hate tv
«Cosa volete che vi dica? La storia sarà la storia, e kina ne fa parte a piene mani; ma la classe è classe! e i Fontiera ne hanno come ne avevano i predecessori... anche se solo col nome! Questo è punk, che poi si è trasformato in emo che poi si è perso. Ma non per loro (e per noi...) 5 tracce co-prodotte da chi ne ha più ne metta... l'attitudine è immutata. Senza fonzoli... come se ne avessero bisogno... Nel booklet, come di consueto inseriscono delle belle esperienze/parole che a molto baldi giovincelli con la frangetta lunga potrebbero tatuarsele e lettere cubitali... ma ahimè siamo noi che abbiamo oltrepassato i trenta e ci avviciniamo ai 40. Ma siamo fieri! Fieri dei Kina. Fieri dei Frontiera! Provate a darci un ascolto. E poi mi dite… "Come dice Antonello RumbleFish, siamo malati cronici, per cui è difficile smettere e chiamarsi fuori..." Parole sacre, come quasi questo disco…» (Samuele)
Kdcobain «Sono passati ormai tre anni dall'uscita del primo disco dei Frontiera, la band che nacque sulle spoglie degli ormai leggendari Kina. I Frontiera sfoderano uno stile sicuramente più melodico e meno hardcore dei Kina, ma la passione per la musica ha sicuramente la stessa intensità. Il nuovo approccio già nel primo cd per molti è stato definito emo, ed anche in questo nuovo EP il primo brano "In altre sere come questa" non tradisce gli stereotipi del genere. Ma i Frontiera sono pronti a stupire, e con il successivo pezzo dal titolo "Deve scaldare" il punk prende il sopravvento, mentre con Parlare con se stessi" sembra di rivivere i fasti del passato dei Kina. Registrato volutamente vintage, "Sulle impronte dei giganti" ci fa ricordare con piacere i grandi Kina e dimostra che la band non ha scordato quel passato ma che ha ancora voglia di esprimere quella potenza anche se forse in una veste più edulcorata. Lo spirito punk non viene dimenticato neanche negli ultimi due brani di questo ep, ovvero "Col tempo perso" e "Omp sul confin" (traccia cantata in dialetto dal cantautore friulano Fabiano Riz). In attesa di un nuovo album intero, "Sulle impronte dei Giganti" fa ben presagire sul futuro dei Frontiera.» (Nicolò Mulas)
Ox fanzine (ger) «Erinnert sich noch jemand an KINA? Die aus dem sonst eher für Skiurlaube bekannten italienischen Aostatal stammende Band war die gesamten Neunziger hindurch ein oft und gerne gesehener Gast auf deutschen Bühnen, begeisterte live wie auf diversen Alben durch druckvollen, energetischen (Post-)Hardcore, der - mit italienischen Texten - in bester Spätachtziger-Washington, D.C.-Tradition stand und auch an Größen wie HÜSKER DÜ und DINOSAUR JR erinnerte. Melodiös-mitreißende Wohlfühlmusik also, doch Ende der Neunziger war dann Schluss, trennte sich das aus Alberto Ventrella, Sergio Milani und Gianpiero Capra bestehende Trio. Ventrella und Milani jedoch machten unter dem Namen FRONTIERA weiter, diverse selbst produzierte CDs entstanden, doch mich erreicht erst mit "Sulle Impronte Dei Giganti" ein neues Lebenszeichen der Norditaliener, dessen fünf Songs eins zu eins an KINA anknüpfen - kein Wunder, hat sich doch in Sachen Gitarre und Gesang nichts verändert. Und wie man hört, soll es im April in Berlin ein einziges Reunion-Konzert von KINA geben, anlässlich einer Anti-G8-Veranstaltung. Wer immer KINA geliebt hat, sollte bei FRONTIERA zugreifen. (8)» (Joachim Hiller)
Punk4free / Kernel-panik «Grandi. Grandi. Grandi. Questo dei Frontiera (ex Kina) e' semplicemente l'album piu' bello che mi sia passato tra le mani negli ultimi mesi. E' un'immensa boccata d'aria fresca in un mare di cose tutte uguali, in una scena che continua anacronisticamente a copiare se stessa, riuscendoci bene solo in pochi casi. E' un qualcosa di veramente diverso, di fresco. Di grandioso. Senza esagerazioni. C'e' piu' attitudine, piu' poesia e piu' allucinazione in queste 5 tracce di quanto non ce ne sia in montagne e montagne di rumore che mi hanno attraversato la testa. C'e' molta melodia, ma che nessuno si permetta di giocare a fare il purista che si riempie la bocca di "come dovrebbe essere", perche risulterebbe solo pietosamente cieco. C'e' la tecnica, non certo sovrumani virtuosismi ma solo e soltanto semplice e limpida bravura nel suonare. Un suono pieno ed articolato, completo, piu' onirico che potente. In una parola: perfetto. Non c'e' un attimo in cui il disco scada nel banale o nello scarso. Non c'e' una nota che mi verrebbe in mente di cambiare. Appena attacca "In altre sere come questa" si viene trasportati in un ambiente strano, impalpabile, che sa sia di passato che di odierno, sia di nostalgia che di hardcore. E sara' che spesso mi sento gia' vecchio e lacerato a vent'anni o che ho la vana speranza di invecchiare come questi Kina, con una montagna di esperienze e di immagini da raccontare, fatto sta che "altre sere" mi prende proprio alle viscere. E' come se avessi sempre cercato qualcosa di simile, senza saperlo. Probabilmente e' la traccia migliore dell'album, la piu' completa sia musicalmente che a livello di testo, con una vena di cantautorato che ritornera' nel corso del disco ma che qui si fa sentire con piu' forza. Potrei citarne alcuni pezzi ma non saprei quali scegliere e non credo renderebbe giustizia al quadro nel suo complesso. Il resto dell'album non si discosta molto dalla linea presa dal primo brano. Un po' cantautorale, molto personale, molta atmosfera, molto colore. E' un album leggero, decisamente non hardcore, ma i simboli, il suono, lo scorrere dei pezzi, sono gli stessi del genere da cui nascono questi Frontiera. Tornando alle canzoni, "Col Tempo Perso" e' un altro pezzo dall'andazzo malinconico, un po' piu' tirato degli altri, che parla di cio' che e' stato, di cio' che e' passato e di cio' che forse potrebbe aver lasciato il segno. ("Ognuno sa quando e' tempo di andare/io sono troppo stupido e non l'ho mai capito") "Deve Scaldare" e "Parlare Con Se Stessi" sono piu' personali, introspettivi, anche se sempre distintamente velati di ricordi e vita vissuta. Testi chiari, brevi e semplici, ma comunque ricchi di sfaccettature di difficile comprensione. ("Se guardo non sono cambiato/in fondo conto i miei giorni da poco/E guardo il sole/son certo che/deve scaldare") ("Parlare con se stessi/guardandosi allo specchio/impugnare alta l'anima/di una lotta senza fine/Parlare con se stessi/dei molti fallimenti/come pazzi che non sono piu' malati/ma nemmeno perdonati") Il disco si chiude con "Omp Sul Confin", scritta e cantata da un elemento esterno al gruppo (il cantautore friulano Fabiano Riz), in una lingua a me incomprensibile che credo sia un qualche genere di dialetto del nord. Un ultimo brano decisamente atipico, molto molto blues, che permette ancora una volta al gruppo di dar prova delle proprie doti musicali. Alcune parole vanno spese anche per l'artwork: davvero curato ed originale, in piena armonia con le immagini trasmesse dalla musica. In conclusione, "Sulle Impronte Dei Giganti" e' un qualcosa d'ipnotico: pochi e semplici elementi che pero' sono capaci di farti innamorare al primo ascolto e di trascinarti nel loro strano mondo. Quindi, vi prego Frontiera, 5 pezzi sono pochi, ne voglio degli altri, vi prego, ve li pago quanto volete, ne ho bisogno, ci sono rimasto sotto!» (Sberla54)
Punkadeka «I Frontiera (ma sì, c’è qualcuno che non li conosce? Sono i 2/3 dei Kina) sono una valida, ma soprattutto interessante e importante hardcore band italiana, anche se posizionati nella confinatissima e desolata Aosta. Ora prima di parlare dell’album devo dire che questo gruppo in sé ha un fascino particolare, unico. Saranno le rughe, saranno i loro abiti semplici e umani, saranno questo ed altri motivi, ma quando li vedo live (eh ragazzi, li vedo spesso) sento un legame, riescono a trasmettere un legame intimo vicino ad un legame “padre-figlio” o comunque “amici veri e sinceri”. Hanno questa capacità, riescono a trasmettere queste emozioni, per lo meno in me. Il loro è il classico punk hardcore vicino ai suoni dei Kina appunto, i lenti Negazione, Frammenti giusto per fare qualche nome. “Sulle impronte dei giganti” è un MCD uscito grazie alla cospirazione (Wic, Smartz, Caj, 4Dogs, Urla nel silenzio (etichetta dei Coda di Lupo, da poco recensiti su questo sito), Basura, Klas, L’oltraggio, BBl. Il suono è quello che ti aspetti, l’ambientazione anche e le liriche sono un qualcosa di confidente, personale. C’è poco da dire, c’è tanto da ascoltare, più in senso figurato che non in quello materiale visto che sono solo 5 pezzi. Cercatelo.» (Perno)
Punkwave «Per chi ama fare salti nel passato e soprattutto per i nostalgici della storica stagione dell'hardcore italiano degli anni '80 "Sulle Impronte Dei Giganti" costituirà un'ottima macchina del tempo per rivisitare quegli anni la cui lontananza viene sminuita dalle cinque tracce contenute in questo EP. Il suono non è quello di Negazione, Peggio Punx o Kina (dalle cui ceneri nascono appunto i Frontiera), bensì la sua maturazione, sia in termini melodici che di composizione dei testi. La velocità di esecuzione non è quella violenta ed incalzante tipica dell'hardcore degli anni '80: tutti cinque i brani durano intorno e oltre i tre minuti, e stacchi ed accelerazioni sono sostituiti da saltuari arpeggi e accordi schitarrati prepotentemente. Particolarità che viene subito colta è l'inquadratura delle voci, che sembrano restare nelle retrovie, mai troppo in evidenza e spesso mischiata con le altre tracce. I testi stessi hanno subito un profondo rimaneggiamento, passando da tematiche deliberatamente anarchiche o comunque strettamente legate a temi politici ad una visione del mondo più personale e introspettiva, narrando racconti di vita vissuta che costituiscono il vero legame col passato. Un'altra chicca di "Sulle Impronte Dei Giganti" è poi l'ultima traccia, "Omp Sul Confin", scritta e cantata in dialetto friulano da Fabiano Riz, amico della formazione. Ciò che rende veramente "Sulle Impronte Dei Giganti" un disco unico per chi ama il genere è, nonostante l'inevitabile richiamo al passato, il suo essere un'opera innovativa, una boccata d'ossigeno ed una via nuova da seguire per un tipo di musica che ultimamente si è spesso limitato a imitare sé stesso. Una produzione artistica sicuramente più curata non ha portato a nessun stravolgimento, i mezzi utilizzati per costruire emozione su emozione le cinque tracce sono sempre gli stessi, ma adoperati in maniera più ragionata e meno istintiva rispetto a quanto era tipico nei Kina. Per questo, per la novità che esso rappresenta, per i sentimenti a cui "Sulle Impronte Dei Giganti" potrà rimandare, è un disco da avere ed ascoltare, magari andando a ripescare sul ripiano dove giacciono impolverati tutti i vari CD, EP e 7" dei Kina per farsi stupire ancora.» (Fabio Quartino)
Ribelli a vita «Mi piace iniziare questa nuova avventura con i Frontiera, perché forse non tutti sanno che per un periodo della mia vita ho vissuto in Sud America, dove mi ero portato, chiaramente, una serie di dischi punk da ascoltare nel momento del bisogno. Tra questi, spiccava la discografia completa dei Kina, band Aostana alla quale mi legava, oltre all’amicizia con Sergio e Giampiero, anche una certa vicinanza anagrafica ed un’innegabile affinità emotiva. I Frontiera sono la naturale evoluzione dei Kina, essendo formati per due terzi dagli stessi componenti, e dai Kina prendono la stessa verve punk rock melodica che ha fatto di loro una leggenda della musica indipendente Italiana, e che spero riesca a rendere grandi anche la loro discendenza. Questo secondo lavoro, “Sulle Impronte Dei Giganti”, sin dal titolo parafrasa l’esperienza dei nostri “Huskers From The Mountains”, e si segnala per la solita esplosiva miscela di potenza e melodia à la Dag Nasty, unita ad una immutata capacità di creare atmosfere che uniscono atmosfere incredibili ed introspezione più cantautoriale di un tempo. Il tutto in modo assai più disincantato di un tempo, ma, si sa, gli anni passano, ed è dura trovarsi ancora a “Parlare con se stessi/ guardandosi allo specchio/ impugnare alta l'anima/ di una lotta senza fine/ Parlare con se stessi/dei molti fallimenti/come pazzi che non sono più malati/ma nemmeno perdonati". Il mio brano preferito è quello di apertura, "In altre sere come questa", che miscela sapientemente vecchia e nuova scuola, Hardcore (non nel senso di velocità estreme e riffs frenetici) ed intimismo, ma poi tutto il disco si dipana più o meno sulla stessa via senza soluzione di continuità, aiutandoci a dare una voce a certi sentimenti di disincanto che si alternano alla passione e alla voglia di proseguire a ribellarsi e lottare per qualcosa. Molto bello anche il brano finale, “Omp Sul Confin", scritta e cantata dal cantautore friulano Fabiano Riz, in un dialetto del nord, molto blues, che permette una volta di più ai Frontiera di mostrarci che con gli strumenti sanno farci. Insomma, un disco sconsigliatissimo, che, se ha un difetto, è solo quello di durare troppo poco, cinque brani appena, e di lasciarci con la voglia di più Frontiera. A presto ragazzi……» (Riki Signorini)
Rockit «Ci saranno altre sere come questa? Ci saranno altre epoche come quella? La scena punk hardcore italiana ha senso di esistere ancora? Rispondete a queste 3 domande e otterrete la recensione del disco nuovo dei Frontiera. E anche voi sarete "Pseudo-Giornalisti per un giorno". Per carità nessuno tocchi i Kina e la loro storia, né tantomeno Alberto, Robertino e Sergio e la loro frontiera, ma ne è passato di tempo. La crescita è zero come i capelli del mio amico Claudio, ma la capacità di creare rumore è forte. Lì non ci piove. E non ci sono nemmeno ombrelli per proteggersi dalle schitarrate spedite sui bridge prima che il ritornello mezzo-nostalgico entri a far la sua parte. Tututututututut-t-t-t-tututuuaaah tumtutut-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-t-tuuaaaaaaah. E poi frasetta ad effetto (20 anni fa) e daccapo. Certo un gruppo così dovrebbero studiarselo quei quattro moscerini dei Finley e i loro amici di birra (o Coca Cola?). C'è da imparare. Per questo lo definiremo "disco da cattedra", cioè che insegna qualcosina più che sconvolgere. Prendendole così le 5 tracce di "Sulle Impronte dei Giganti" hanno il loro esito costruttivo. Frontiera è un trio di cazzuti ancora alla ricerca di un solo momento per credere e ricominciare. Capito come stanno questi? Bene, fermi, ma bene. Batteria spaccata dalle solite due esili bacchette, pagine dello stesso giornale girate e riempite, e amore. Ma non è il 1982. L'incolmabile bisogno di raccontare è comprensibile ma non rompetemi il cazzo se considero questo disco: vecchio. Nel senso di attempato. In più il cantante, che non fa Paul "H.R." Hudson di nome, si astiene dall'utilizzo della sua forza per marcare il "nuovo". Appunto perché quella è un'energia che difficilmente si trova nei tabaccai all'uscita del metrò o nelle mutandine trasparenti di una sconosciuta. Per cui resta la lezione dottrinale per la classe di addetti al settore e un regalo all'underground punk hardcore di tarda data. E smettetela di farvi domande che la risposta è nel vostro stesso stupido quesito. O quasi.» (Michele Caporosso)
Staypunk «Do you remember Kina? Se avete un minimo di conoscenza della storia hardcore italiana questo nome non vi giungerà certo nuovo, fatto sta che nel 98, un anno dopo lo scioglimento della band Alberto (chitarra) e Sergio (batteria) decidono di ripartire con un nuovo progetto, la matrice punk-hardcore è sempre presente, il primo amore non si scorda mai, ma si cerca di esplorare nuovi territori e come vedremo i risultati sono soddisfacenti. Più spazio quindi alle aperture melodiche, non c'è più la rabbia di un tempo, che adesso sarebbe sembrata costruita, ma l'effetto è quello di una volta, canzoni che ti entrano dentro e ti colpiscono per la loro intensità, la vecchia scuola hc che si mescola con la tradizione cantautorale italiana. Potremmo chiamarlo Emo, nell'accezione che gli diedero gli Husker Du..niente lacrimoni che ti fanno colare il mascara ma piuttosto un brivido che ti percorre la schiena, soprattutto se presti attenzione ai testi intelligenti, maturi (ma non è una questione di età) e nostalgici. C'è un atmosfera di disillusione e di rimpianto per un epoca che non tornerà più ma allo stesso tempo traspare forte il desiderio di continuare a combattere, seppur con armi diverse in cerca di quella "stupida, banalem ignobile, travolgente forza del sogno". Quattro pezzi in italiano ed uno, in dialetto valdostano, o almeno credo, scritto e cantato dal cantautore Fabiano Riz, poco più di un quarto d'ora ma sufficienti a farmi amare e rispettare questi (ex) ragazzi in attesa di un full lenght. Era l'84 quando cantavano "ribellione è anche riprendersi la vita", esattamente quello che stanno continuando a fare..» ()