Smartz Records
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Sumo - Surrogati - CD
Sumo - Surrogati
Sumo da Bologna. Punk!
The Bologna based punk quintet Sumo offers some great emo lines, political lyrics, unexpected catchy melodies combined with a explosive punk attitude. If you loved Rites of Spring, this is your cup of coffee.
Tracklist:

01. Economia di guerra
02. La differenza
03. Cane pazzo
04. Una parte
05. La mia canzone politica
06. Educazione all'odio
07. Rischiando
08. Partenza senza un'arrivo
09. Similitudini
10. Di più
Released by Smartz, Nothingcity, Salterò, Donnabavosa, Klas, Basura, Piccolesperanze, Choicesofyourown, Dizlexiqa. Sumo is: Fabrizio, Marco, Paolo, Davide, Enrico. Recorded and mixed by Bruno Germano in april 2007 @ Vacuum studio. All songs by Sumo. Artwork by Andrea "Canicola" Bruno.
SM035 - CD 2007 - 8 € 5 €

Reviews

Audiodrome
«Tornano i Sumo e lo fanno con un lavoro interessante sotto molteplici punti di vista, a partire dal booklet che si apre come un piccolo poster. Su di un lato è rappresentata l’immagine di un paesaggio urbano in rovina: in mezzo a fatiscenti edifici industriali e carcasse di macchine si staglia una figura umana che stringe a sé un piccolo uccellino rosso, unico richiamo alla natura in una distesa di metallo e cemento. Sul retro sono riportati i testi dell’album, altro punto forte della formazione, accennati più che sviluppati, parole affiancate a suggerire pensieri e sprazzi di vita interiore, difficile restare indifferenti di fronte ad un lirismo che obbliga ad interagire, a non fermarsi al mero enunciato. Sotto il profilo musicale, ci si muove a cavallo tra vecchia scuola e minimalismo post-core, secondo una logica che alterna l’emissione di energia alla volontà di non soffocare il songwriting sotto montagne di distorsione. I Sumo lavorano sui particolari per costruire brani potenti senza essere monolitici, così da dar vita a strutture ricche ma mai opprimenti. Gli stessi strumenti si intersecano e si sovrappongono in maniera dinamica, al fine di accentare l’andamento delle composizioni a dare profondità alla scrittura. A tratti, il tutto rischia di risultare eccessivamente elucubrativo e di perdere di mordente, ma nella maggioranza dei casi gli ingranaggi girano a dovere e l’effetto è quello di un lavoro affascinante e capace di colpire nel segno. Con Surrogati i Sumo dimostrano come anche oggi l’hardcore possa andare oltre alla mera ripetizione di cliché e stereotipi. Ben fatto!» (Michele Giorgi)
Blow Up
«I Sumo dichiarano di aver iniziato a suonare con in testa i gruppi hardcore di metà ani '80, italiani e di Washington DC. "Surrogati" mette in evidenza come questa inclinazione abbia preso forma presentando una musica in bilico tra resistenza punk e protesi emozionali. La band bolognese cerca di mantenere più che può quel'etica spartana originaria e quelle rabbia esistenziale che si traducono nella ruvidezza e lividezza di ficcanti driving lines, di un basso marcato, di distorsioni e vocals che sanno mordere alle caviglie. Volendo dare una forchetta di ipotesi potremmo sbilanciarci dagli Indigesti ai Kina fino ad una fetta del catalogo Dischord appena pre-Fugazi. Non tuto l'album è al livello necessario per riportare urgentemente in prima pagina tale tipo di sonorità ma alcune canzoni sono micidiali e vale la pena di farsele proprie. I titoli: Cane pazzo, La mia canzone politica, Partenza senza un arrivo.» (Fabio Polvani)
Dedication
«Dopo il loro primo full length, "La Libera Danza Quotidiana", e lo spilt con i quasi-concittadini Ed, riecco i nostri Sumo in forma smagliante. Dopo alcuni cambi di formazione, che hanno visto avvicendarsi tre chitarristi, i bolognesi si ripropongono qui con la stessa formazione del debut album e devo dire, onestamente, che per me è la loro migliore line-up di sempre. Dopo anni di attività live il loro suono è decisamente migliorato, pur non scostandosi troppo dal solco lasciato in passato: via libera, quindi, a testi politici anche se non forzatamente politicizzati, critiche alla società ed in primo luogo a chi la compone (ovvero le persone, ovvero noi stessi), in un'altalena di introspezione e disperazione. Se però vi aspettate un sound cupo siete fuori strada: sulla scia dei Kina (ovviamente), così come dei Rites Of Spring e di una certa new-wave darkeggiante e, perché no, anche dei "maestri" Fugazi, troviamo canzoni caratterizzate comunque da riff vivaci e da una sezione ritmica che riesce a dare quel qualcosa di diverso grazie ai due bassi. Ascoltando Economia di guerra, La differenza, Una parte, si riescono sicuramente ad apprezzare tutti gli aspetti fin qui descritti. Si procede rapidi e spediti per la rimanente parte dell'album fino ad arrivare alla doppietta finale di Similitudini e Di più, le canzoni più riuscite dal punto di vista dell'evoluzione musicale della band: qui, a mio avviso, c'è una perfetta sincronia tra la musica, testo ed emozioni suscitate. Se qualcuno vuole trovare un punto debole, una falla in questo disco, non lo troverà (almeno leggendo questa recensione). Di gruppi che riescono a fare dell'ottima musica mantenendo un'attitudine genuinamente DIY ce ne sono, purtroppo, sempre meno. Ascoltate Educazione all'odio, tanto per citare un altro pezzo ben riuscito, e poi mi direte.» (Stefano Opipari)
Rockit
«Hardcore da Bologna, quasi un decennio di storia alle spalle. Una delle prime cose che saltano all'occhio nel maneggiare il disco, oltre alla grande copertina-poster, è lo stuolo di etichette che si sono allineate a coprodurre quest'ultima opera dei Sumo, "Surrogati". Un segnale del rispetto che il gruppo ha saputo raccogliere sino ad oggi. E questo "Surrogati" è tutto attitudine post, dinamiche ed intrecci in bella vista, approccio minimale. I testi, ad immagine della musica, fatti di frasi reiterate, rigirate, smontate e rimontate a suggerire altri significati, nuove prospettive. Concetti esposti a sprazzi, spezzati, quasi in uno schizzo buttato di getto su un foglio e poi stropicciato in tasca. Eppure tutto questo riesce anche ad essere semplice e canticchiabile, direi quasi easy. Basta dare loro il tempo necessario, e brani come "Economia di guerra" o "La mia canzone politica" non vi si staccheranno di dosso per un po' di piacevoli giornate. Con grande onestà e con i piedi piantati per terra (ascoltatevi "Una parte") i Sumo vanno avanti per la loro strada, sfornando un disco che ha i suoi momenti , che non cambia lo scenario ma saprà trovare orecchie attente.» (Andrea La Placa)
Rockon
«Vanno dritti al sodo, senza compromessi ed impavidi i Sumo, quintetto bolognese, che con testi essenziali e chitarre taglienti ci riportano piacevolmente agli anni ’80, quelli del miglior hardcore sia nazionale che a stelle e strisce. Dieci brani in venticinque minuti, testi brevi e fortemente politicizzati. Come nella migliore tradizione hc la politica non ha niente a che vedere con i partiti, ma è il personale che si confronta con il generale, è l’esistenziale che si confronta con lo scorrere della vita sociale. Introspettivi e scarni i cinque bolognesi hanno nel Dna gli Indigesti ed i Kina, i Minor Threat e l’emocore. La loro aggressività è più che altro uno sfogo di rabbia, senza voler attaccare nessuno in particolare, ma è l’urlo frustrato di chi non riesce ad affermare se stesso come vorrebbe in questo mondo sempre più condizionante. La loro voce fuori dal coro è assolutamente salutare ed una bella boccata d’ossigeno in questo momento storico italiano così disperato e con poche speranze per un futuro dignitoso.» (Vittorio Lannutti)