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Paolo Spaccamonti - Buone Notizie - 12" LP
Paolo Spaccamonti - Buone Notizie
Il secondo album di Spaccamonti finalmente su vinile! Limited 300 copie. Affrettarsi!
Una grande conferma. (Blow Up)
Evocativo e brillante. Paolo Spaccamonti mi fa credere di non aver mai avuto un disco post-rock in casa. (RockIt)
Se fosse d'importazione e portasse impresso un marchio esotico tipo Morr Music o Thrill Jockey farebbe più notizia. Ci accorgeremo ugualmente delle sue qualità? (Rumore)
Le 12 tracce suonano perfettamente sintonizzate sulle frequenze della nuova Europa apolide e della New York più anticonvenzionale. (La Stampa)
Tracklist:

A1. Buone Notizie
A2. Guitar Heroin
A3. Deh
A4. Tartarughe
A5. Niente Per Bocca
A6. Claude
A7. L'ultimo Vestito Non Ha Tasche
B1. Tex 2
B2. Ossamiche
B3. Specchi
B4. Amici Vecchi
B5. Mr P
All music by Paolo Spaccamonti except A6, B3 and B4 (P. Spaccamonti, M. Piccirillo).
Dario Bruna: drums and items on A6, B2, B3 and B4.
Daniele Brusaschetto: beat on A5 and B5.
Davide Compagnoni: drums on A2.
Ezra: beat on A4.
Julia Kent (Antony and the Johnsons): cello on B4.
Ramon Moro: trumpet, flugelhorn, effects on B2 and B3.
Fabrizio Modonese Palumbo: electric viola on A3.
Marco Piccirillo: doublebass on B1, A6, B3 and B4.
Paolo Spaccamonti: guitar, bass, ukulele, synth, chord organ, melodica, piano, effects.
Recorded, mixed and mastered by Marco Milanesio @ O.F.F., Torino, Italy.
Artwork by Claudio Cosimato.
CD version released by Bosco Records.
Vinyl version released by Smartz & Escape From Today.
SM052 - 12" LP 2011 - 12 €

Reviews

Ascension Magazine
«Per l'album strumentale diel chitarrista Paolo Spaccamonti i riferimenti che potremmio tirare in ballo sono parecchi: folk, colonne sonore, post-rock, indie electro, ambient music, tutti accompagnati da nomi di artisti di riferimento più o meno influenti. Si può fare ma, per rendergli vera giustizia , meglio prima ricordare che le "Buone Notizie" di questo musicista comunicano con tratteggi puliti ed eleganti la piacevolezza del rannicchiarsi in dormiveglia in una grigia giornata autunnale o dell'improvviso risvegliarsi nell'inebriante scompiglio di un tiepido vento primaverile. Chitarra ovviamente protagonista senza però diventare autoritaria, circondata da sfuggenti drones elettronici e da arrangiamenti che definiscono descrizioni che riportano all'equilibrio , alla sensibilità, a un certo senso di pace. Molti gli ospiti e gli amici che si aternano, con rare concessioni al ritmo , nei dodici pezzi di Spaccamonti : fra questi Ezra, Julia Kent, Fabrizio Modonese Palumbo, Davide Compagnoni e lo stesso Daniele Brusaschetto che ha inoltre contribuito all'uscita dell'album. Buone Notizie ? Ottime, direi !» ()
Blow Up
«Stanno tornando tutti gli autori dei dischi che ci avevano impressionato nel 2009. Non fa eccezione Paolo Spaccamonti, compositore torinese eclettico e profondo, che sempre per la locale Bosco Rec. incide in digipack l'ottimo "Buone notizie". Quelle attese, quelle non sconfessate. Anzi. Registrato da Marco Milanesio presso l'O.F.F. Studio di Torino, "Buone notizie" è il seguito del fortunato esordio "Undici pezzi facili" per il quale il chitarrista è stato paragonato ad artisti del calibro di Fennesz, Michael Brook e Dirty Three. A questo nuovo lavoro partecipano Julia Kent (Antony and the Johnson), Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen, Blind Cave Salamander), Daniele Brusaschetto, Ezra (Casino Royale, No.Mad), Davide Compagnoni (Stearica, Namb), Marco Piccirillo (Jazz Accident), Dario Bruna e Ramon Moro (3Quietmen). La title track è interlocutoria vs. Dirty Three, Guitar heroin un avant blues semplice ed efficace su cui si inserisce tema spaziale e batteria neokrauta, ricorda certe cose di American Analog Set, è un gran pezzo. Dopo l'ossessiva Deh, un ulteriore tema è dato da Tartarughe, ritmo elettronico e arpeggi jazzy; Claude è westernata, L'ultimo vestito non ha tasche è pervasa da una stasi malinconica. L'ottone inquieta Ossamiche (cfr. Slowmovies, Underdog), indie-jazz morphinomane, mentre Specchi è una soundtrack cadenzata e ancora i Dirty Three disturbati da sega musicale (?) entro Amici vecchi fino al crescendo postrock. Un album di ossimori e coesistenze: piccolo/curato,cerebrale/emotivo, solitario/plurale. E una grande conferma.» ()
Buscadero
«Paolo Spaccamonti torna con un nuovo album che non solo conferma il buono esposto in passato, ma fa compiere un deciso passo in avanti alla musica del suo autore. Buone Notizie, tenendo fede al proprio titolo, è una magistrale collezione di brani strumentali, assolutamente calati in una contemporaneità di cui offrono un'adeguata traduzione in musica. Sciolte in un sound dai contorni sempre più imprendibili, le ascendenze post-rock del passato oggi si tramutano in soundscapes che paiono voler affrescare in note gli scenari metropolitani dell'oggi, oscillando tra indistinti tratteggi quasi cameratistici a più nervose punteggiaure rock, tra suggestioni al confine col più vibrante jazz urbano, pur senza rinunciare allo sperimentalismo tipico della musica avant . Mediamente più vario e nervoso del disco precedente, qui Paolo, che suona una gran moltitudine di strumenti, è affiancato da musicisti di prim'ordine quali Julia Kent, Daniele Brusaschetto, Fabrizio Modonese Palumbo, Ezra e Marco Piccirillo, tra gli altri.» ()
D Donna (La Repubblica)
«Armonie urbane intrise di rock, art-rock, folk, minimalismo, silenzi. Questo secondo lavoro del compositore Paolo Spaccamonti è un magma sonoro di grande vitalità. Un disco che emette energia.» (Giacomo Spazio)
Emergency
«..Paolo Spaccamonti, la cui maestria alla chitarra emerge in composizioni da ascoltare più volte per coglierne fino in fondo il valore..» ()
Emergency Web
«Nessun altro strumento al mondo può vantare una popolarità così grande come la chitarra. Da chi la imbraccia durante una festa, a chi la trasforma in sirena incantatrice su un palcoscenico, la chitarra unisce, esalta, emoziona, sussurra, urla, ride, piange. Non staremo ad elencare qui nomi di numi nel repertorio classico e in quello di tanti altri generi. Sarebbe lista comunque incompleta. Fermeremo, invece, l’attenzione su alcuni artisti, ovviamente indipendenti, ascoltati dal vivo e accomunati dalla chitarra acustica. Sulla nostra ribalta sfila per primo Matteo Negrin, trentasettenne torinese. Diploma al Conservatorio di Cuneo, collaborazioni eccellenti, premi e riconoscimenti, Matteo compie un salto di celebrità tanto grande quanto (da lui) inaspettato grazie a You Tube. È lì che un suo video, “Le lacrime di Giulietta”, supera in dieci giorni il mezzo milione di contatti, per arrivare ben oltre i due milioni a distanza di un anno. È musica, quella di Negrin, che accoglie richiami, suggerimenti, inviti, da orizzonti sonori lontani e vicini, sui quali il giovane maestro lavora con l’amore di un giardiniere per una talea. Due i dischi prodotti. Nel primo, Jouer sans frontières, pubblicato tre anni fa, la chitarra è assoluta protagonista. Nel secondo, Glocal Sound, uscito da pochi mesi, dialoga con altre corde (violino, violoncello, contrabbasso), con i tasti del pianoforte e della “fisa”, con gli sfondi della batteria. Una voce recitante spiega giochi infantili quali Palla avvelenata, Fazzoletto, Rimbalzo. Creatività colta e tecnica esecutiva impeccabile vanno felicemente sottobraccio. Paolo Spaccamonti, torinese come Negrin, ha scelto di ordire alla chitarra tele sperimentali, ricamando su di esse una cifra compositiva certamente raffinata, ma non per questo ostica all’ascolto. L’ultimo cd, Buone notizie, ripropone, senza cadere nella ripetitività, i suoni quasi ipnotici del precedente Undici pezzi facili. Suoni che poi sfociano in atmosfere di respiro ampio, cambiano passo per disegnare linee melodiche, tornano al punto di partenza, richiamano memorie dalla generazione Pink Floyd. In concerto, Paolo mostra una compostezza di altri tempi; lui e il suo strumento sono in simbiosi totale, presenti eppure altrove, si emozionano ed emozionano. Rock.it ha dichiarato Amici vecchi uno dei brani più belli del 2011, ospitato più volte dalla trasmissione Battiti di Radio3 Rai. Belle recensioni, non solo su riviste specializzate Nato in Basilicata, romano di adozione, Pino Forastiere pubblica da tempo i suoi album per l’etichetta canadese CandyRat. Bella mistura, non vi pare? Lo avevamo ascoltato per la prima volta al Big Mama, tempio del blues nella capitale. Ma quello di Pino non era blues. La sua chitarra, a sei o dieci corde, ci aveva incollati alla sedia usando il potere di una formula in cui entravano classico, contemporaneo, rock, per un’alchimia refrattaria a catalogazioni immediate. E poi le sonorità che Forastiere sa ricavare: stupefacenti al punto da non arrivare a credere, pur se lui ti sta davanti, che nascano semplicemente da una chitarra amplificata e dalle mani che la suonano. Della sua musica, il critico newyorkese John Schaefer, una sorta di padreterno, ha detto: “… è un mix di pattern ritmici incrociati di Steve Reich, che incontrano le tecniche di Michael Hedges, il tutto ammirando Eddie van Halen”. Non importa se non sapete chi sono questi signori. Ascoltate il lucano cosmopolita nel suo ultimo disco, From 1 to 8, otto composizioni per chitarra acustica, notevoli sotto ogni punto di vista. Se questa musica vi suona familiare, sappiate che un brano di Forastiere, Fase 1, è stato a lungo la sigla del Meteto di Rainews 24. Pino è bravissimo, e non ci piove.» (Luciano DelSette)
Hate Tv
«Vanchiglietta è un ridente quartiere torinese di bocciofile e onoranze funebri, stretto fra il Po e la Dora. La classica zona tranquilla di periferia, dove il massimo della vita sta tutto nell’andare a fare la spesa all’Ekom. Pare che Paolo Spaccamonti sia proprio di queste parti, e in un certo senso la sua musica lo testimonia. Buone notizie, secondo album del chitarrista dopo l’esordio di Undici pezzi facili, è la miglior colonna sonora per farsi un giro della zona. Vagando sul Lungo Po Antonelli in una giornata fredda e tersa, ci si lascia trasportare senza pensieri dalla placida armonia di questi dodici brani, costruiti quasi interamente sul soliloquio di una chitarra. Spaccamonti si rivela estremamente abile nel dipingere un mood uniforme che non sprofonda mai nella monotonia. Per capire di cosa sto parlando basta ascoltare l’incantevole title-track -strutturata su un tema elementare mano a mano rimpolpato da un sapiente gioco di pedali- o la tortuosa Guitar heroin. Oltre alla fidata chitarra, in aiuto del musicista torinese giungono saltuariamente ritmiche elettroniche (Tartarughe, Niente per bocca), batteria (Ossamiche, Guitar heroin, Specchi), violoncello (Amici vecchi), contrabbasso, tromba (Specchi) e altro ancora. Interventi mirati e poco invadenti, che non sottraggono la scena alla vera protagonista dell’album: la chitarra. Muovendosi disinvolto fra un post-rock minimale (Buone notizie, Mr. P), atmosfere a là Paris, Texas (Tex 2), e incursioni nell’altrettanto filmico territorio di Teho Teardo (Deh e Amici vecchi, in collaborazione con Julia Kent), Spaccamonti estrapola quanto di più evocativo si possa ottenere da una singola chitarra. Nella speranza che un giorno le performance dal vivo con Ramon Moro, Marco Piccirillo e Dario Bruna assumano la fisionomia di un album, il secondo disco solista di Paolo Spaccamonti rappresenta di per sé una prestazione eccellente. La buona notizia è arrivata fino a Vanchiglietta.» (Martin Hofer)
Internazionale
«Arpeggi a mosaico, tessuti di chitarra intelaiati per colonne sonore di film ancora da fare. Ovviamente film di quelli europei, grigiopiombo, profondi e a tratti spaccacoglioni e poi di nuovo ispirati e grandiosi: un ragazzo torinese che di lavoro aiuta disabili, infermi di mente, autistici e tetra­plegici, si riserva spazi di studio per corde e cinema; fatica, incide, pubblica cd, incide, fatica, coinvolge Julia Kent che suona il violoncello con Antony & the Johnsons. E poi pubblica secondo cd, Buone notizie. È una storia vera, manca solo il regista giusto.» (Pier Andrea Canei)
Italian Embassy
«Fateci caso, stanno tornando tutti gli autori dei dischi che ci avevano impressionato nel 2009. Dopo i Bancale non fa eccezione Paolo Spaccamonti, compositore torinese eclettico e profondo, che sempre per la locale Bosco Rec. incide in digipack l’ottimo “Buone notizie”. Quelle attese, quelle non sconfessate. Anzi. Registrato da Marco Milanesio presso l’O.F.F. Studio di Torino, “Buone notizie” è il seguito del fortunato esordio “Undici pezzi facili” per il quale il chitarrista è stato paragonato ad artisti del calibro di Fennesz, Michael Brook e Dirty Three. A questo nuovo lavoro partecipano Julia Kent (Antony and the Johnson), Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen, Blind Cave Salamander), Daniele Brusaschetto, Ezra (Casino Royale, No.Mad), Davide Compagnoni (Stearica, Namb), Marco Piccirillo (Jazz Accident), Dario Bruna e Ramon Moro (3Quietmen). La title track è interlocutoria vs. Dirty Three, Guitar heroin un avant blues semplice ed efficace su cui si inserisce tema spaziale e batteria neokrauta, ricorda certe cose di American Analog Set, è un gran pezzo. Dopo l’ossessiva Deh, un ulteriore tema è dato da Tartarughe, ritmo elettronico e arpeggi jazzy; Claude è westernata, L’ultimo vestito non ha tasche è pervasa da una stasi malinconica. L’ottone inquieta Ossamiche (cfr. Slowmovies, Underdog), indie-jazz morphinomane, mentre Specchi è una soundtrack cadenzata e ancora i Dirty Three disturbati da sega musicale (?) entro Amici vecchi fino al crescendo postrock. Un album di ossimori e coesistenze: piccolo/curato, cerebrale/emotivo, solitario/plurale. E una grande conferma.» ()
Kathodik
«A due anni di distanza da "Undici Pezzi Facili", torna il chitarrista torinese, Paolo Spaccamonti. Questo "Buone Notizie", è un tutt'uno aderente, al titolo scelto. Buone, senz'altro. Rilancio e superamento, delle intuizioni presenti in quell'esordio, che è stato uno dei migliori lavori del 2009. Le composizioni si affilano, si semplificano (ma occhio agli arrangiamenti, funzionali e deliziosi). Intenso lavorio su pedali loop, ed un manipolo di amici/collaboratori, a dar man forte (Dario Bruna, Daniele Brusaschetto, Davide Compagnoni, Ezra, Julia Kent, Ramon Moro, Fabrizio Modenese Palumbo, Marco Piccirillo, Marco Milanesio). Contemporaneo, emotivo, un divampar dei sensi inebriante.Post/avant rock, potenti drones, armonie jazz/noir, sensibilità folk, in derivazione perfida Albione a fiorir tutt'intorno. Non lascia spazio a dubbi. Qualche scapicollo ritmico (Guitar Heroin, Tartarughe, Claude), interferenze metalliche alla God Machine (Ossamiche), struggenti aperture armoniche (la strepitosa Buone Notizie, tumultuosa e trattenuta. Deh, prima dimessa, poi, abbagliante. Niente Per Bocca, refolo folk, fra elettronica minimale ed invocazione chiaroscurale. La notturna contrizione blues di, L'ultimo Vestito Non Ha Tasche). Rarefatte distese jazz, pacificanti come il ritrovarsi dopo un lungo addio (Specchi). L'intercettazione di un pensiero dell'est, polveroso e combattivo (Amici Vecchi), come piacerebbe a Matt Elliott. "Buone Notizie" cambia il termine, promessa, con certezza. Una delle migliori rappresentazioni, dell'ora, e adesso. Dopo ogni giro, tutto si ripete nuovamente, ed i giorni passano. Paolo Spaccamonti è in fiamme.» (Marco Carcasi)
La Stampa
«Molto più che un chitarrista contemporaneo. Con il secondo disco, il torinese Paolo Spaccamonti mette in mostra la sua crescita esponenziale di compositore, con arrangiamenti e accorgimenti da grande narratore strumentale. Tra avant – rock e neo folk, armonici urbani e sincopi jazz, disturbi e certezze, le 12 tracce suonano perfettamente sintonizzate sulle frequenze della nuova Europa apolide e della New York più anticonvenzionale. "Buone notizie" per il suono italiano in cerca di identità.» (Paolo Ferrari)
Lost Highways
«Gocce di pioggia sul parabrezza dei ricordi. Un'alba che stenta a sorgere ma ci sono Buone notizie che spuntano in note distillate di speranza attraverso un climax ascendente post-rock. E così ricomincia un nuovo viaggio alchemico nelle geometrie sonore di Paolo Spaccamonti. Ancora una volta il chitarrista torinese ci proietta sulle sue strade di fuga verso un nuovo orizzonte di sperimentazione dello strumento chitarra. Con Guitar heroin un'ipnotica corsa di progressione trapana il cervello e lo prepara a Deh dove si tracciano immagini veloci del risveglio di una piccola isola del mediterraneo. Buone notizie è un disco di immersione sonora dove brani come Niente per bocca possono emozionare l'anima soltanto con l'uso di pura melodia affiancata da un'elettronica timida ed incisiva ad amplificare la catarsi in atto dall'inizio del disco. Nel mood riflessivo di tutto il lavoro c'è spazio anche per atmosfere al limite del blues, come in Claude e Tex 2. Il piacere di una chitarra pulita che scrive traiettorie di luce è un'esperienza ambientale che si può provare con L'ultimo vestito non ha tasche. Poi il cello di Julia Kent e la tromba di Ramon Moro provvedono ad arricchire con miracoli di colori le pareti disegnate dalla chitarra di Paolo, imperdibili Ossamiche e Amici vecchi. Buone notizie potrebbe essere una colonna sonora perfetta per film on the road. E' musica ambient con attitudine rock, un suono che esplora le rotte di pilastri del genere come Yann Tiersen, Mike Oldfield per approdare a certe soluzioni dei Mogwai. Emerge il grande talento chitarristico di Paolo Spaccamonti che si conferma senza dubbio alla sua seconda prova. E' un disco strumentale che spalanca le porte all'immaginazione per un viaggio sempre nuovo. Recentemente l'Italia sta mostrando una grande propensione alla composizione di musica strumentale di avanguardia davvero notevole e dall'undergorund nostrano sicuramente emerge Paolo Spaccamonti.» (Vladimiro Vacca)
Mucchio Selvaggio (Fuori dal Mucchio)
«Arruolato a forza in una presunta scena neo-cantautorale torinese attiva nel corso dell'ultimo quinquennio, Paolo Spaccamonti ha in realtà ben poco in comune con costoro, se non una condivisione di luoghi, radici e talvolta studi di registrazione (come ospite di dischi altrui). La sua musica è infatti completamente strumentale, per pigrizia riferibile alla categoria-ombrello del post rock ma in realtà frutto di una genealogia e di un lessico più articolati e compositi. Questo suo secondo album, "Buone notizie", a due anni dal già convincente predecessore "Dieci pezzi facili", amplia gli orizzonti e offre all'ascolto un suono dove le dinamiche d'insieme hanno un ruolo più prominente. In cabina di regia c'è sempre la chitarra – divisa tra impressionismi atmosferici, fraseggi spigolosi e ripetitivi, sottolineature morriconiane, cattedrali eteree di loop e muri di suono lievitanti – ma sono i contributi esterni, in particolare le architetture ritmiche (a volte opera di batterie altre volte di basi elettroniche, come nel caso di "Tartarughe", con il contributo di Ezra dei Casino Royale), a delineare ancora più nettamente la personalità delle composizioni. Tra gli ospiti segnaliamo in particolare Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen alla viola elettrica (in "Deh") e Julia Kent (nella line-up di Antony And The Johnsons) al violoncello, quest'ultima decisiva nel dare all'eccellente "Amici vecchi" l'aspetto credibile di danza popolare, immaginaria quanto plausibile.» (Alessandro Besselva Averame)
Outsiders Musica
«Dipingete una parete di nero, riflettete ed impugnate una chitarra. Passando per Torino, tra un negozio di vinili e qualche palcoscenico meno quotato, potrete trovarvi davanti uno dei più interessanti musicisti dei nostri giorni. Paolo Spaccamonti, armato di chitarra, riuscirà, da solo, ad entrare nei vostri cuori musicali. Lui, diventato la logica conseguenza piemontese del post-rock slintiano, ha ormai sfondato i muri dell'indifferenza. Senza voler stravolgere i canoni musicali contemporanei, si colloca come ottimo esecutore di una musica ambientale dalle tinte oscure ed ipnotiche. Un disco volutamente nero, per mettere in chiaro le dodici buone notizie di Paolo Spaccamonti. Eclettico polistrumentista, questo criptico musicista tratteggia, con raffinatezza, le diapositive autunnali di una Torino moderna, ma legata alla propria storia. Come nei romanzi noir, l'importante non è solo risolvere il reato, indagare sul crimine, ma riflettere sulla realtà che ci sta intorno e trasformarlo in musica. "Guitar heroin" ci riporta, inevitabilmente, sulla est coast degli anni '60, quando i "Velvet Underground" di Lou Reed sfidavano gli hippies parlando di morte, droga, sesso e solitudine. Diverso il ritmo di "Tartarughe" e "Claude", più sostenute, ideali sottofondi urbani di un traffico in continua evoluzione. Insomma, "Buone Notizie" si rivela il giusto e preciso sequel di "Undici pezzi facili". Un disco completo, puntuale, atteso manifesto di un movimento tanto sorprendente quanto profondo. L'urlo silenzioso di Paolo Spaccamonti, tra colonne sonore e rock desertico, è il giusto contorno delle giornate di sempre, lo spunto originale per una serata alternativa.» (Davide Agazzi)
Rockerilla
«Il torinese Paolo Spaccamonti aveva già lasciato il segno nel 2009, cn "Undici Pezzi facili". Questo "Buone Notizie" ha il sapore di una scommessa vinta. La ricetta è semplice, ma solo in apparenza. Si potrebbe liquidare l'album con l'etichetta sbrigativa di post-rock. Non è così. Dietro alle suggestioni dei Tortoise, degli Slint via Papa M c'è di più. Ci sono le ispirazioni desunte a Frith, O'Rourke,Fripp e Grubbs a rendere la scaletta una serie inesauribile di assaggi gustosi. Partecipano alla riuscita del piatto succulento Compagnoni e Bruna alla batteria, Moro alla tromba, Modonese Palumbo alla viola, Ezra ai beats e dulcis in fundo Julia Kent al violoncello, già nei Johnsons di Antony.» ()
Rockit
«Evocativo e brillante. Paolo Spaccamonti mi fa credere di non aver mai avuto un disco post-rock in casa. "Buone Notizie" non è nulla di innovativo, sia chiaro. Sono loop di chitarra, note agili che si srotolano tra brevi linee di contrabbasso e la batteria (elettronica o acustica). Le parti si sommano, se ne aggiungono altre in reverse, spuntano le tastiere (o suoni che proprio non saprei descrivervi) per ottenere l'effetto di un'orchestra malinconica che ti riempie fino alla commozione. E' musica da film: ci sono atmosfere western ("Claude" e "Tex 2"), "Guitar Heroin" mi ricorda la "Fuga di mezzanotte" di Moroder, il tango di "Amici Vecchi" assomiglia a quelli di Jon Brion nei film di Paul Thomas Anderson, "Specchi" è un jazz-rock rilassato e solare, da commedia d'amore, "L'ultimo vestito non ha tasche" è la classica da funerale sotto la pioggia. A volte quest'anima cinematografica può essere limitante (il tex mex di "Claude" sfiora il clichè; "Ossamiche", quasi alla Pink floyd, è ridondante) l'immaginario si restringe, tu vorresti guardare un po' più in là. Ma Spaccamonti gioca a irrigidire tensioni per poi rilassarle, e quando si libera è come se si alzasse il sipario: vedi un uomo vestito da meccanico che alla fermata del tram per far la corte ad una donna ucraina mette due dita sulle labbra e poi allarga le braccia di colpo e dice qualcosa che lei non capisce e che poi lui tradurrà con "vero zucchero"; il campo da basket nelle mie sere più nervose; i lampioni che si accendono lentamente in un cielo rosa post-temporale; questa casa che da quando sei sparita si è riempita di mosche. "Buone Notizie" termina con la slintiana "Mr. P", che procede fredda, si carica di un rumore tipo mitragliatrice fino a quella pausa di pochi secondi, e poi riparte d'impatto, un po' come se fosse il refrain su cui far scorrere i titoli di coda (di solito a quel punto si applaude). Lo so, è facile descrivere i dischi strumentali con un semplice elenco di diapositive in movimento, ma a volte è inevitabile. Dopotutto ho sempre ascoltato i Tortoise come se fossero album di fotografie, se togli le parole devi avere qualcos'altro in cambio. "Buone Notizie" è un disco "piccolo", sai bene che non farà rivoluzioni, ma diventa un'ombra da cucirsi al piede. Sarà per quello che è disarmante, tutto il resto scompare (non importa quanti dischi post-rock hai in casa). Tiene insieme i ricordi. Un momento privato. Non sottovalutatelo.» (Sandro Giorello)
Rumore
«Sequel affine per atmosfere e sonorità al predecessore, il nuovo album dell'artista torinese ne sviluppa le trame in modo più articolato, allargando il ventaglio delle possibilità. Siamo sempre nella zona d'ombra che per convenzione chiamiamo "post rock" , ma la densità del vocabolario si arricchisce di riferimenti in qualche modo sorprendenti: dal vago effetto frippertronics che aleggia nel brano che apre e intitola il lavoro alla sensazione di un Cooder - zona Paris,texas - incupito che trasmette TEX 2. La tecnica strumentale di Spaccamonti è impeccabile, benchè tutt'altro che leziosa, e il corredo fornito dagli ospiti , tra gli altri la violoncellista Julia Kent, che conferisce solennità cameristica ad AMICI VECCHI , dà respiro e profondità alla dozzina di composizioni incluse nel disco. Che se fosse d'importazione e portasse impresso un marchio esotico tipo Morr Music o Thrill Jockey farebbe più notizia. Ci accorgeremmo ugualmente delle sue qualità?» (Alberto Campo)
SentireAscoltare
«Ancor più intimista e criptico, Paolo Spaccamonti, sin dall'artwork. Buone Notizie riprende il discorso ben avviato da Undici Pezzi Facili due anni fa e gioca di sponde ironiche tra titolo e copertina all black per addensare ancor più nero sulle atmosfere cinematiche oscure ed evocative che il chitarrista torinese dimostra di gestire con sapiente abilità. Lo stuolo di preziosi guest la dice lunga sulla credibilità di Spaccamonti – l'uomo dal cognome più "dronico" del mondo, secondo il Twitter della Temporary Residence – così come dell'ampio spettro di sfaccettature in cui l'animo dell'autore riesce a riverberarsi nello spazio di un solo disco: Julia Kent e Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen, Blind Cave Salamander) come testimonianza del retroterra sperimentale e darkish; Daniele Brusaschetto a sottolineare la forza della ricerca in solo e di un cantautorato off che qui addirittura fa a meno delle parole; Ezra (Casino Royale, No.Mad) e Davide Compagnoni (Stearica, Namb) come legame con una città, Torino, musicalmente unica sul panorama italiano. Questi sono soltanto alcuni tra i tanti artisti e amici che aggiungono qualcosa alle composizioni originali di Spaccamonti. Perché, sia chiaro, questo è totalmente un disco del torinese, la cui creatività smuove montagne a colpi di decadente solipsismo post-romanticismo (Buone Notizie, L'Ultimo Vestito Non Ha Tasche) o avant-blues dal beat possente e ipnotico (Guitar Heroin), post-rock jazzato (Tartarughe, Niente Per Bocca), accese lande desert-jazz-rock (Claude) o soundtrack music evocativa e algida (Ossamiche) o trasognata e soffice (Specchi). Non è il particolare, comunque, a fare la differenza. A restare impressa, ancor più che in Undici Pezzi Facili, è la netta e contrastante creatività di Spaccamonti, compositore insieme umorale e visionario, melanconico e anticonvenzionale, narrativo e strumentale.» (Stefano Pifferi)
Shiver Webzine
«Torino della Mole, Torino dei Murazzi, la Torino del Balon e la Torino sofisticata di Paolo Spaccamonti, dita, cuore e l’altezza focale di un’atmosfera rarefatta e colta che chiude ed apre, nel nuovo album, Buone notizie, un nuovo spaccato dell’arte del “cordame sonante”, arte che il musicista giostra tra sensazioni e maestria, frenesia e tecnica dentro un’evocazione collettiva di seduzioni senza fine. La regola dei suoi dischi è “perenne trasformazione” tra scenari infiniti e orizzonti spalancati, sperimentazioni che iniziano, ti rubano le tempie e rimani in gioco con i suoi giochi che fondono libertà freschezza, inventiva; bagliori post-gazer sobbalzano come oggetti misteriosi su stranite increspature timbriche che non possono non ricordare quanto si muove e strizza l’occhio sui pentagrammi inquieti e ammaliatori di una New York ottenebrata (“Guitar heroin”) o la Londra dei diversivi coolness da clubbing (“Tartarughe”). La scrittura strumentale dell’artista apre le porte “della comunicazione” ad una ricerca d’affinità e plus valori visionari e immaginifici, non simbolismi ermetici, ma flussi continui di tempi, luoghi e contesti che fanno sostanza sospesa capace di farci sognare, stranire e delirare come prede di una dolce e friabile metamorfosi ipnotica “Niente per bocca”, volare tra le trame psichedeliche ambient come polvere di pietre (“L’ultimo vestito non ha tasche”), incanalarsi nel risveglio rock che batte messianicamente in “Ossamiche”, pathos percettibile Davisiano dietro la tromba di Ramon Moro e le languidezze di cello messe in piazza da Julia Kent o annusando le lontane mistiche mediterranee dai sapori interportali che macchiano le sinuosità pesanti di “Amici vecchi”, poi il charisma propulsore che gira tra minimalismo e fascino darkly, fa tutto il resto, ti strappa il cuore e lo lancia nella direzione d’inarrivabili sentieri che hanno l’alto come misura di mossa. Paolo Spaccamonti, chitarrista e pittore dinamico d’elettricità dosata fa una summa davvero pregevole di quello che veramente “sa fare”, ovvero incantare ogni volta che si rimette in circolo e le buone notizie che ci ha regalato sono ancora una volta lezioni di lusso sonoro, caratteristica piena e personale di un nuovo impianto meditante che ha l’insondabile come fine primario. Un nuovo gioiello di cui esserne fanfaroni.» (Max Sannella)
Sodapop
«Gradito ritorno di Paolo Spaccamonti dopo un gradevole esordio che aveva lasciato ottime impressioni. La semplicità si conferma una delle migliori frecce all'arco del musicista torinese che però mira a complicare il discorso aggiungendo contrabbasso, batteria, violoncello e diverse ospitate illustri che vanno da Fabrizio Modenese Palumbo a Daniele Brusaschetto a Julia Kent. La cosa paradossale del nuovo disco di Spaccamonti è che aggiungendo batterie ed altri strumenti talvolta risulta più dichiaratamente post-rock del lavoro di esordio, ma in parte ciò aiuta a mettere a frutto un buon prodotto fatto in funzione dei live, ma anche nella pura e semplice prospettiva di scrivere dei pezzi.Le melodie rimangono molto semplici come nel disco d'esordio (che comunque, ad ora, rimane il mio preferito) ma la scrittura ne guadagna parecchio, infatti tutto suona decisamente più arrangiato e molto più strutturato. Orfani delle tracce guitar driven e figli ribelli dei cloni dei Mogwai, questo ragazzo torinese pur cimentandosi in un linguaggio più che conosciuto offre una buona alternativa per chi cerca un certo tipo di suono, di estetica e di idee. Sembra che la stesura dei pezzi rimanga comunque legata all'idea di evolvere la canzone dal chitarrista stesso che costruisce a strati, lavorando sui loop fatti con la sua chitarra. Ho come l'impressione che Spaccamonti si stia muovendo a piccoli passi, con i suoi tempi ma comunque in direzione di canzoni più elaborate ma pur sempre melodiche. Difficile valutare come si svilupperà il suo percorso, per ora regala un'altra raccolta di melodie a presa rapida: efficaci, semplici ma non per questo banali. Un lavoro ed un percorso fatto in punta di piedi, che di per sé è un po' una dichiarazione di intenti.» (Andrea Ferraris)
Soundblab (eng)
«Buone Notizie is the second album from Turin-based multi-instrumentalist Paolo Spaccomonti, an artist who has had little exposure outside of his native Italy and certainly not in the UK. It is a delight therefore to hear these 12 instrumentals of soothing guitar, with a whole host of backing instrumentation. Opener 'Buone Notizie' is a beautifully understated track. Dominated by mournful, repetitive strumming Paolo adds e-bow drenched guitar soundscapes part way through the song. Perhaps treading on similar ground to The Workhouse, Early Day Miners or fellow Italians Port Royal, it is a wonderful introduction to Paolo's work.Though repetition is a key factor throughout the album, there is plenty of variety between songs. The wondrously titled 'Guitar Heroin' is exactly that, an addictive hook-laden, hypnotically driven guitar and drum song that recalls Krautrock or early Stereolab. 'Tartarughe' and 'Niente Per Bocca' add drum machines to the backing, the latter being a particular delight, a more uptempo number, with swathes of warm electronics aiding the guitar, in the mould of Chessie or early Seefeel. 'Deh' is a simpler song, again featuring a slow-paced and delicate guitar strum, but with washes of electronic viola that gives the listener a beautifully warm and fuzzy feel it's also nice to hear a double-bass being used as a driving force behind a song, such as on the dark and sombre 'Claude' and the trumpet and organ-infused 'Specchi', the latter invoking elements of former Thrill Jockey group Town and Country in the hypnotising bass. The only niggling doubt of the album is that some of the tracks occasionally feel too restrained, giving the impression that they were leading somewhere only to prematurely fizzle out. An exception to this is album highlight 'Amici Vecchi'. Adding cello and an increased use of percussion to a gentle beginning, the song builds into a frenetic climax, with the cello left to fade the track out to a gracious finish. With BuonE Notizie, Paolo Spaccamonti has produced a confident and mature album that appropriates moods both dark and light and proves that instrumental music does not have to be bombastic to grab the attention of the listener» (Steve Rhodes)
Sounds Behind The Corner
«Traccia dopo traccia “Buone Notizie” si forma nella Torino industriale assorbendone però l’‘humus più complesso della contraddizione sociale, della nostalgia del tempo, della Savoia ancora flebilmente percettibile in accenti profumati con fragranze francesi, della freschezza dell’‘aria alpina che si fonde con il fumo grigio. In altre parole “Buone Notizie” è un full-lenght complesso come il mondo intorno al compositore. Paolo Spaccamonti non ha una notorietà immediata: si segnalano sue presenze nel substrato di questa Torino viva nell’‘avanguardia ma oggi un intero album inedito, di questa bellezza tra l’‘altro, è la wild-card d’‘ingresso nel mondo dei musicisti da coltivarsi nel tempo, pretendendo qualità, passione, idee esuli dal banale cartellone sonoro italico contemporaneo. “Buone Notizie” non è ascrivibile ad un genere definito a priori, ed è l’‘ottima prima buona notizia: è un album che merita un ascolto globale, attento ma anche gradevole per l’‘apparente semplicità (apparente attenzione...) del fraseggio di chitarra con le strumentazioni che cambiano, mutano a seconda dell’‘umore, del contesto, di chi insieme a Paolo è coinvolto in questo dischetto. Nessuna voce coinvolta nonostante alcune tracce l’‘avrebbero potuta avere: parlano gli strumenti e l’‘esperienza del chitarrista nell’‘aver composto “Undici Pezzi Facili”, un manifesto, la presentazione al pubblico del suo screziato mondo sonoro. “Buone Notizie” prosegue coerente la prima parte di carriera coinvolgendo musicisti sempre apparentemente schierabili in definizioni, eclettici personaggi di un mondo che vede oltre e crede nell’‘istinto. L’‘album apre le sue porte subito fumose, decadenti come le nostre società post-industriali; la title-track è una sinfonica tensione shoegaze per cui le plettrate felici si mantengono ora caute, contraccambiate da suoni avvolgenti, materni. Lo stesso istinto che seduce il basso in “Deh”: un inno di ghost-rock avanguardista alle cui spalle cresce radiale ed energetica la struttura del synth creando un manto sintetico il quale poteva anche coraggiosamente essere più esposto, prolungato un altro po’‘ perché la sua forte carica vitale è assorbibile anche tramite i solchi. Geometrie spesso “optical”, estetiche anche quando la pura fusion di “Niente Per Bocca” diventa gioco tra gli strumenti, minimali variazioni che coinvolgono più cervelli, che richiedono risposte immediate degli strumenti chiamati alla gestione di piccole alterazioni di un tema formalmente semplice. “Buone Notizie” ha davvero più volti, non distanti tra loro, anzi, coinvolti nella struttura di un album globalmente bello, senza picchi eccelsi ma cresciuto in una lineare, eterogenea estetica: “Specchi” è ora jazz, cool e senza estremismi, richiama le nuove tendenze del jazz anche oscuro Kammerflimmer Kollektief e guadagna la classe meritata nella bellezza di una tromba che cesella la struttura plettrata da Spaccamonti. Una tela notturna per un quadro sonoro metropolitano, un “poster” di suoni colti ed eleganti che richiama in se l’‘atavica bellezza di Cole Porter ammaliato oggi dalla wave di Durutti Column o Tuxedomoon. Paolo ha al suo fianco musicisti di ottimo livello: dal coach-manager Daniele Brusaschetto a Fabrizio Modonese Palumbo, cervello stupendo dei Larsen a Julia Kent felice violoncellista di Anthony And The Johnson o con Fabrizio Modonese insieme nell’‘act Blind Cave Salamander, un progetto che merita tutta la stima dei figli del rock. E’‘ solo una parte delle "guest" dorate coinvolte in “Buone Notizie ma rende l’‘idea di quante aspettative gravitano intorno a Paolo Spaccamonti che da parte sua ringrazia con l’‘unico modo che ci si poteva attendere: un plettro felice e sei corde trattate con amore.» (Nicola Tenani)
Storia Della Musica
«Le buone notizie, si sa, non vengono mai da sole. Neanche le cattive, per la verità, ma oggi parliamo di Buone Notizie. La prima buona notizia è che – alla fine – io e Paolo Spaccamonti siamo diventati amici. Amici 2.0, sia chiaro, on-line anche se abitiamo a tre isolati di distanza, ma l'amicizia è una buona notizia comunque, sebbene ai più possa non importare. La seconda buona notizia, più interessante, è che Paolo Spaccamonti è pienamente consapevole delle proprie possibilità. Ci crede e fa bene, investe sulla sua musica, si muove nel sottobosco, sonorizza film muti e reading letterari, collabora con altri artisti, suona ovunque. E' una buona notizia vera, questa, nel paese del "vola basso" e del "chi ti credi di essere". Come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi, nel voler fare il mestiere del musicista o dello scrittore. Invece Spaccamonti (che di professione fa altro) è uno di quelli che meriterebbe di vivere suonando, e la buona notizia sarebbe non costringerlo ad emigrare, come già accaduto ad alcuni suoi illustri predecessori.La terza buona notizia è che "Buone Notizie" è di nuovo un disco di sobria ma profonda bellezza, in grado di ricostruire un microcosmo elettroacustico che si insinua sottopelle in modo lento, delicato e piacevole. L'evoluzione musicale di Spaccamonti passa attraverso un rinnovato equilibrio tra le urgenze "solistiche" della sua chitarra e l'apparato strumentale che la circonda esaltandone accenti e silenzi, progressioni e divagazioni. Sebbene il solco sia lo stesso tracciato dall'esordio "Undici Pezzi Facili", il secondo album del guitar-hero torinese riesce a smarcarsi dalla matrice post-rock concedendo al consueto immobilismo di questi paesaggi strumentali numerose alternative ritmiche, come quella prodotta dalla batteria di Davide Compagnoni (Stearica) a supporto dei cerchi concentrici tracciati dalle chitarre in "Guitar Heroin" e da quella di Dario Bruna che "spazzola" sotto le note stoppate di "Claude" e crea spazi per i riverberi della tromba dell'amico Ramon Moro in "Ossamiche". In altre occasioni è proprio lo spessore degli ospiti coinvolti – aggiunto alla capacità di Spaccamonti di fare "sua" ogni nota – a creare il diversivo necessario a rendere "Buone Notizie" un disco teso e pieno fino all'ultimo minuto: la viola elettrica di Fabrizio Modenese Palumbo (Larsen) riesce in meno di tre minuti a riempire di chiaroscuri i tratti essenziali disegnati da Spaccamonti ("Deh"), così come il violoncello di una come Julia Kent (Antony & The Johnsons) non potrebbe non appropriarsi dei silenzi suggeriti dagli intrecci chitarristici del padrone di casa ("Amici Vecchi"). Che è padrone di casa vero, oltre che autore sopraffino, proprio perché dimostra di saper concedere senza subire, di saper coinvolgere gli ospiti tenendo sempre a fuoco l'obiettivo (perfetta in questo senso la combinazione elettroacustica creata con i beats di Ezra in "Tartarughe"), di potersi autocitare ("Tex 2") e di poter contare sulle proprie qualità per arrivare lontano. Noi gli auguriamo di arrivare lontanissimo, a patto che non smetta mai di farci avere sue "buone notizie".» (Fabio Codias)
Supermizzi
«Dopo lo straordinario esordio con “Undici pezzi facili” - disco davvero magnifico e sempre caldamente consigliato a chi se lo fosse perso - e dopo la sonorizzazione dal vivo del film muto "Rotaie" commissionata dal Museo Nazionale del Cinema, Paolo Spaccamonti torna con un nuovo album, qui per confermare tutte le buone impressioni del primo cd. E ci riesce in pieno, anzi facendo qualche passo avanti. Coadiuvato da Marco Milanesio al mixer e da alcuni ospiti (Julia Kent, Fabrizio Modonese Palumbo, Daniele Brusaschetto, Ezra, Davide Compagnoni, Marco Piccirillo, Dario Bruna e Ramon Moro) sforna dodici nuove tracce che si muovono con piena padronanza tra folk, rock e jazz nella loro accezione più moderna, sempre evidenziando la capacità di muoversi con pari bravura sia nel campo della melodia più calda come nella sperimentazione più ostica. Il chitarrista torinese si conferma dunque una figura da tenere nella massima considerazione anche per il futuro, mentre per il presente “Buone notizie” è disco da non perdere.» (Guido Siliotto)
Temporary Residence (eng)
«PAOLO SPACCAMONTI: What a satisfying name to pronounce. Go ahead, say it out loud a few times! Nice drones, too.» ()