Smartz Records
smartz records / label, releasesfile under:
Smartz releases
Cani Sciorrì - Parte III - 12" LP with CD
Cani Sciorrì - Parte III
Terzo lavoro per i rockers cuneesi, proprio loro, QUELLI DELLA BIRRA! Otto tracce a cavallo tra stoner, noise e sciabolate rock, per amanti di suoni sporchi, pestoni e adrenalinici. Vinilone in lussuosa e lucidissima confezione tutta da vedere e CD incluso.
Third album for this band from Cuneo, really them, THE ONES OF THE BEER! Eight tracks between stoner, noise and keen rock, for lovers of dirty sounds and adrenaline. Vinyl comes in a luxurious and shiny package with enclosed CD.
Tracklist:

A1. 1000 Giorni
A2. My Torturella
A3. Settanta
A4. Revolver
B1. Russian Roulettes
B2. Scende la Notte
B3. Tre Gradi Lenti
B4. Quelli della Birra
Music by Cani Sciorri. Lyrics by Alessandro Cerrato.
Cani Sciorri: Alessandro Cerrato (voice & guitar), Francesco Lamberto (bass), Daniel Daquino (drums).
Marcello D'Alessio: vocals in B1. Davide Macca Maccagno: backing vocals in A4. Marco Roasio: cover and inner pictures.
Recorded by Francesco Groppo & Wherever Recording. Mixed by Francesco Groppo.
Released by Smartz, Escape from Today, Sonatine, Brigadisco, Tanto di Cappello, El Paso.
SM051 - 12" LP with CD 2011 - 10 €

Reviews

BeUrself
«I Cani Sciorrì rappresentano sicuramente una delle realtà più longeve del panorama musicale locale, attivi da diverso tempo siamo qui a recensire il loro nuovo full lenght PARTE III, quindi bando alle ciance e via! Il disco si apre con "1000 Giorni", song dal tiro pazzesco, un vero e proprio pugno in faccia, mira dritto alle orecchie dell'ascoltatore lasciandolo assolutamente basito. Si prosegue con un'accoppiata, "My Torturella" e "Settanta", piuttosto violenta ed a tratti sabbathiana con richiami ai Therapy? degli anni '90 .Molto interessante l'effetto vocale usato su "My Torturella" e sopratutto efficacissimo il refrain ed il bridge finale di "Settanta". La traccia successiva, “Revolver”, si apre con un bel riff di basso (fantastico il suono), per poi lasciare spazio alla potenza delle chitarre e soprattutto della voce, carica di rabbia, ma mai fastidiosa. "Russian Roulette" e "Scende la notte" non fanno altro che rafforzare la carica di rabbia che pervade tutto il disco, lasciando poi spazio alla conclusiva "Quelli della birra", da segnalare in questa ultima song, ancora una volta, l'ottimo bridge. La produzione è assolutamente consona al genere proposto, grezza ma piuttosto pulita, in fondo un gruppo come i Cani Sciorrì non necessita di certo di produzioni iper curate, che secondo me, andrebbero a snaturare il loro sound. Insomma, questo "Parte III" è un lavoro muscolare e tirato, suonato in maniera ottima e dal songwriting convincente.» (Maurizio Griglio)
OnStager.org
«Le cose belle escono su vinile. Dopo “In Parte V” del 2005 e “In Parte IV” del 2009, il fatale countdown dei Cani Sciorrì arriva a meno tre con l’album che, se il mondo dovesse finire nel 2012, sarebbe sicuramente il loro ultimo episodio discografico. Ma è poco probabile che certe discutibili civiltà del lontano passato possano avere azzeccato la data dell’armageddon. Quindi. “In Parte III”, frutto di una larga coproduzione (Escape From Today, Sonatine, Brigadisco, Tadca Records, El Paso, Wherever Recording, Smartz Records), vede un’ulteriore evoluzione della band piemontese che rifinisce la pesantezza del suono migliorando il controllo della sporcizia che, con loro, diventa arte. L’arte di un disagio divertito, privo della rabbia della condanna ma anche, e soprattutto, depurato dalla paranoia della rassegnazione. Come se Kurt Cobain, invece di spararsi, si fosse messo ad ascoltare i Metallica. Non è più grunge e nemmeno metal. E’ Cani Sciorrì. Giri articolati che fanno il verso al rock americano, appesantiti da decenni di musica cattiva, tonfi secchi come botte in testa, gli angoli smussati a colpi di accetta. Sorta di Converge alla moviola. Fu-Manchu nel frullatore. Cambi di tempo e controtempo, come cadere dalle scale pianerottolo dopo pianerottolo. Ogni tanto rialzarsi e prendere una boccata di ossigeno dalle finestre aperte del pop. Numericamente, si parte da “Mille Giorni”, in modo perfetto, da manuale. Suoni che crescono piano, lentamente, con un taglio di chitarra lontano, tipo passi leggeri nella stanza accanto. Quando il pezzo esplode lo fa con logica quasi cinica, senza patemi d’animo. Una violenza calcolata, che incalza di soppiatto, evitando picchi troppo alti. Sempre tesa, nervosa, cinematografica. «E’ la mia donna!», grida Scer introducendo “My Torturella”. «Uomini che ti scopano meglio di me.» Più accelerata, più rallentata, sinteticamente spettacolare. Si ferma, riparte e conclude. Numericamente, si prosegue con “Settanta”, uno dei singoli del disco. Settanta è la musica, una versione rivista e corretta dei migliori e peggiori seventies, dai telefilm polizieschi americani agli anni di piombo nostrani, con una improvvisa parentesi darioargentiana che anticipa lo stacco più bello del disco, uno modo onesto di rivoltare il loro know-how musicale come fosse un guanto. Più classica, e più cantata, arriva “Revolver” che, nonostante i continui stacchi, risulta liscia come olio. Stordisce invece “Russian Roulette” che, a metà, stacca sul lisergico spezzando ulteriormente i tempi. Pezzo sorprendente, pieno senza essere troppo, moderatamente esaustivo, centrale e centralizzato. Poi “Scende La Notte”, un cioccolatino di cattiveria ripieno di amore o forse potrebbe essere il contrario. Numericamente, si arriva a “Tre Gradi Lenti” che, tanto smorzata che pare fermarsi, apre nuove insospettabili visioni sulle capacità compositive del Trio Cane. Si torna su di giri con l’ultimo pezzo. «Noi siamo quelli della birra e viviamo di più», ripete Scer e forse ha mica torto. Un disco tondo, in definitiva, che pare voglia mettere per scritto le regole catechistiche del rocker. Parti strumentali diversissime tra loro che si incontrano, si intrecciano, fornicando come mucchi interraziali da porno tedesco, dove il cantato spesso si limita al ruolo di semplice narratore. Pezzi composti alla maniera Refused ma suonati da scuola John Spencer, praticamente l’avanguardia in ottica retrò. Impastata nel lo-fi. Uno dei tanti modi per pensare, scrivere e suonare il rock’n’roll del domani. Ma domani c’è il 2012 e vedremo se qualcosa finirà e qualcos’altro comincerà. Nel frattempo, per scaramanzia, c’è già chi aspetta il prossimo. “In parte II”. L’immagine in copertina è una boccaccesca ricostruzione fotografica del “Quarto Stato” del Pellizza da Volpedo realizzata da Marco Roasio il 25 aprile quando la band ha dato appuntamento alle gens amiche per un’orgiastica costinata nel cascinale del vicino. Si è trattato di oneste libagioni di spirito alternate a letali zuccherini al fulmicotone, scorpacciate di carni da macello e verdurame amorevolmente passato sulla griglia. Un’ubriacata di gruppo come non accadeva da tempo. Bella e inedita ma non irripetibile.» ()